Il ritorno sulla Terra dei semi mandati nello spazio dalla FAO
Da quando è iniziata la domesticazione delle piante, l’uomo ha selezionato i caratteri genetici affinché le colture rispondessero ai suoi bisogni. Questo processo prosegue anche ai giorni nostri, ma con tecniche diverse, come l’impiego di radiazioni. La FAO ha spedito nello spazio dei semi per studiarne gli effetti delle radiazioni e ora questi piccoli “astronauti vegetali” hanno fatto ritorno sulla Terra.
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Semi nello spazio
Il progetto di inviare dei semi nello spazio è stato ideato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). Attraverso questo progetto, gli scienziati vogliono studiare le conseguenze sui semi che sono stati esposti alle radiazioni cosmiche.
Le motivazioni che hanno spinto la FAO a spedire dei semi nello spazio non sono solo per il “semplice” piacere della ricerca e della conoscenza. Infatti, gli scienziati stanno studiando eventuali tecniche da applicare alle colture per renderle maggiormente resistenti ai cambiamenti climatici e quindi garantire la sicurezza alimentare globale.
Lo studio FAO e AIEA
Ora che i semi sono tornati sulla Terra, sarà compito degli scienziati delle due organizzazioni internazionali – FAO e AIEA – raccogliere ed analizzare i dati a disposizione. I semi saranno sottoposti alle procedure necessarie per eliminare eventuali malattie o parassiti che potrebbero compromettere altre colture durante il trasporto fino ai laboratori.
Qua saranno sequenziati ed analizzati i diversi DNA delle due specie vegetali inviate nello spazio, l’Arabidopsis e il Sorghum. Sono stati i semi di queste due piante perché esiste già un’ampia banca di dati scientifici che possono essere usati per il confronto. Inoltre, saranno confrontati i cambiamenti riscontrati tra i semi che sono stati sulla stazione spaziale internazionale (ISS), quelli che sono stati al suo esterno e quelli che, invece, sono stati mutati in laboratorio.
L’utilizzo delle radiazioni
Le tecniche impiegate sui semi e sulle coltivazioni per mutarne i caratteri e rendere più produttive e resistenti sono diverse. Non è la prima volta che la scienza utilizza le radiazioni in questo campo. Infatti, da quasi sessant’anni, il Centro FAO/IAEA con sede a Vienna impiega raggi X o gamma per accelerare la ricerca sulla selezione delle piante in modo da sviluppare nuove varietà di colture agricole.
Grazie alla selezione per mutazione sono state sviluppate 3400 nuove varietà vegetali. Tra queste si annoverano non solo colture alimentari, ma anche piante ornamentali ed arbusti utilizzati dagli agricoltori in oltre 70 Paesi.
Rispondere ai cambiamenti climatici
Le piante si sono sempre adattate all’ambiente esterno e l’uomo ha selezionato quei caratteri che le rendevano maggiormente resistenti. I cambiamenti climatici però procedono ad un ritmo che la sola selezione naturale non può bastare, con il rischio di non poter più garantire la sicurezza alimentare. Con questi studi si cercheranno varietà in grado di rispondere a periodi di siccità prolungati e fenomeni ambientali estremi.
