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Il porro secondo Plinio e Giordano Bruno

Il porro secondo Plinio e Giordano Bruno

Il protagonista di queste righe è il porro, alternativa più delicata a cipolla e aglio, un ortaggio con un passato parecchio discusso e delle proprietà non propriamente confermate legate alle sue forme un po’ equivocabili. Ma d’altra parte già Nerone ne consumava grandissime quantità almeno una volta al mese, volete sapere perchè?

Origini incerte

Dei vari ortaggi di cui abbiamo parlato in queste pagine sicuramente avrete notato che non è facile determinarne con precisione le origini. Ma per il porro in particolare il discorso si fa ancora più complicato, visto che è stato impossibile individuare la sua controparte selvatica. Secondo alcuni storici avrebbe origini celtiche risalenti al 3000 a.C., secondo altri invece si sarebbe diffuso dall’Egitto, dove veniva coltivato dal 2000 a.C. circa e diventato elemento della dieta degli schiavi secondo alcuni geroglifici. Nella farmacopea di romani e greci si era ritagliato un ruolo notevole, Ippocrate lo consigliava per la diuresi e la produzione di latte nelle nutrici, mentre per Discoride stimolava i cattivi sogni e la libido, che le due cose fossero correlate?

Ma è Plinio a occuparsene particolarmente, che consigliava: “preso in una crema d’orzo, oppure mangiato crudo senza pane, un giorno si ed uno no, giova anche alla voce, al piacere sessuale ed al sonno.”

Tra Nerone e Giordano Bruno

Oltre a semplici prescrizioni però lo scrittore riportò anche diversi aneddoti, uno in particolare aveva come protagonista l’imperatore Nerone, il quale si narra mangiasse in giorni precisi del mese porro crudo condito con semplice olio per conservare la sua bella voce. Infine anche il poeta Marziale, che abbiamo già incontrato parlando della zucca, narra delle proprietà afrodisiache di questo ortaggio, e un po’ sornione scrive “Se l’invidiosa età allenta il nodo nuziale, il tuo cibo sian porri…”.

Passarono i secoli ma la fama del porro non accennò a diminuire, anzi, anche in pieno medioevo la Scuola Medica Salernitana confermava le proprietà tanto declamate in passato, si consigliava un uso interno per la cura dei polmoni e delle vie respiratorie, esterno per bruciature o punture, senza ovviamente dimenticare la fertilità delle fanciulle.

A confermare che forse la forma di questo ortaggio poteva aver tratto in inganno la medicina vecchio stampo fu anche Giordano Bruno, che nel XVI secolo sostenne che per la sua forma fallica avesse la proprietà di trasmutarsi nel seme maschile. In un libro del 1586 scritto dal medico Castor Durante e pubblicato a Roma, compare un riassunto puntuale su quali fossero le proprietà attribuite fino a quel momento al porro: “Il consumo equilibrato del porro provoca l'urina, facilita le mestruazioni... stimola venere; cotto con le mele pulisce i polmoni, riduce l'asma ... cotto sotto la cenere risolve il mal di testa; toglie l'ubriachezza, ... migliora la voce e fa feconde le donne.”

Nel XVII secolo fu addirittura composto un poema per declamare le sue numerossime qualità per mano del medico libertino e poeta Jacques du Four da la Crespèliere.

Insomma, la storia del porro è stata decisamente intensa grazie alle sue proprietà e un po’, probabilmente, alle sue forme equivoche. Ma quali sono veramente le sue proprietà? E i suoi impieghi in cucina? Ve li raccontiamo in un altro articolo: clicca qui per leggerlo.

Fonti: alimentipedia - ilmanicaretto - lacucinaitaliana - greenme - taccuinistorici - porro-cervere - mr-loto - cure-naturali - benessere.atuttonet - tcpermaculture - iacpublishinglabs - onuavafertility


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