“Il lampo”, la bellissima poesia di Giovanni Pascoli

“Il lampo” è una poesia di Giovanni Pascoli pubblicata all’interno della sezione Tristezze della terza edizione della raccolta Mirycae del 1904. I versi ritraggono un cielo illuminato dai bagliori del temporale e la scena diventa un pretesto per immergersi in una profonda riflessione. La natura fa da cupo sfondo e da crudele protagonista, mentre l’uomo rimane in balia delle sofferenze che il mondo gli riserva.

Testo della poesia “Il lampo” di Giovanni Pascoli
E cielo e terra si mostrò qual era:
la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tacito tumulto
una casa apparì sparì d’un tratto,
come un occhio, che, largo, esterrefatto,
s’aprì si chiuse, nella notte nera.
Di che cosa parla la poesia “Il lampo” di Giovanni Pascoli
La poesia “Il lampo” di Giovanni Pascoli rappresenta un perfetto esempio di simbolismo. La lirica si apre con una serie di immagini immediate, che tracciano i contorni di un paesaggio a cui il titolo conferisce significato, come parte integrante dell’opera. Cielo e terra sono scossi da un temporale e l’atmosfera si fa subito inquietante. Si delinea, così, una metafora che si snoda lungo tutta la lirica.
Pascoli non narra solo del lampo che precede il tuono, ma anche di quello dello sparo che uccise suo padre. L’occhio che si apre e si chiude esterrefatto nell’ultimo verso del componimento richiama il momento dell’abbandono della vita in cui i pensieri si affollano. La casa citata all’inizio della ballata non può che scomparire nella “notte nera”, insieme alle certezze del poeta e dell’umanità, condannata al dolore.
Quali sono gli elementi della natura presenti nella poesia “Il lampo”?
Come spesso accade nella poesia di Pascoli, anche ne “Il lampo” la natura fa quasi da antagonista per l’uomo. I due elementi citati, infatti, il cielo e la terra, arrivano a incarnare un quadro quasi apocalittico, reso evidente dai due climax con cui vengono presentati. Nella descrizione della seconda, l’accento è posto sul dinamismo e sul movimento quasi sincopato che è possibile cogliere nell’attimo del bagliore.
L’aggettivo “livida” aggiunge, invece, una nota di colore, di nuovo cupa. Nel verso che riguarda il cielo, il poeta enfatizza ancora di più il carattere angosciante della scena, in cui le nubi che sopraggiungono si fanno anticipatrici di cataclismi. La casa “bianca bianca”, il nido tanto caro al poeta, si erge in contrapposizione a tutto ciò, come a offrire un rifugio sicuro, ma viene inghiottita anch’essa dal buio.
Nella poesia “Il lampo” il ritmo incalzante, ma allo stesso tempo spezzato, rende i versi ancora più intensi. Al racconto intimo e personale si sostituisce presto la possibilità di immersione totale offerta al lettore in quanto essere umano. Il componimento, idealmente connesso a “Il tuono”, trasmette un senso di imminente tragedia e di morte incombente, come a ricordare a ciascuno che il cataclisma rimane in agguato.
