I bisognini dei cani sono un problema per il suolo dei parchi naturali
Passeggiare con i propri cani è un piacere, ma uno studio ha ora dimostrato che, quando ciò avviene all’interno di parchi naturali, la cautela è d’obbligo.
Secondo una recente ricerca pubblicata in Ecological Solutions and Evidence le passeggiate con cani all’interno di parchi naturali per la natura sono tutt’altro che un toccasana. A creare problemi sono i bisognini dei nostri amici a quattro zampe che finiscono per danneggiare il suolo spargendo azoto e fosforo. I padroni possono fare molto per limitare i danni, ma intervenire con provvedimenti puntuali appare d’obbligo.
Lo studio
A concentrarsi su come feci e urina dei cani possano danneggiare i parchi naturali ci ha pensato un team dell’Università di Gand. I ricercatori hanno monitorato il numero di cani entrati in quattro riserve naturali nei dintorni della città belga nell’arco di 18 mesi. Gli ingressi degli amici a quattro zampe sono risultati essere 1.600 in 500 visite, distribuite nell’intero arco della giornata e in ogni giorno della settimana. Gli scienziati hanno specificato che simili numeri possono essere ritenuti rappresentativi di tutta l’Europa, dove i cani domestici sono circa 87 milioni. Guardando alla quantità di fosforo e azoto che tali animali introducono nell’ambiente con gli escrementi hanno, infine, restituito un quadro preoccupante.
Bisognini dei cani e suolo dei parchi naturali
Lo studio su quanto la presenza dei cani possa rappresentare un problema per la salute dei parchi naturali è chiaro. I dati hanno mostrato che essi rilasciano ogni anno nell’ambiente 5 kg di fosforo e 11 kg di azoto per ettaro. Le emissioni attribuibili ad agricoltura e traffico si attestano tra i 5 e i 25 kg di azoto e ciò fa riflettere. I ricercatori hanno, poi, stimato che, se tutti i cani nei parchi fossero stati tenuti al guinzaglio la quantità delle sostanze nei pressi dei sentieri avrebbe raggiunto valori di 175 e 73 kg per ettaro, per azoto e fosforo. L’attenzione alla raccolta dei “rifiuti” può ridurre la presenza di tali sostanze rispettivamente del 56 e del 97%.
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Salvare i parchi naturali
L’impatto della presenza dei cani nei parchi naturali non può essere ignorato. Pieter De Frenne, autore leader, ha specificato che i livelli di fosforo e azoto rilevati nelle aree in cui i cani venivano tenuti al guinzaglio superavano i limiti consentiti di fertilizzazione agricola. Ciò in una riserva naturale non è ovviamente ammissibile. Il pericolo è, infatti, che l’abbondanza di nutrienti favorisca nuove specie, a scapito di flora e fauna autoctone. Mettere a punto strategie che tutelino la biodiversità anche da questa minaccia spesso sottovalutata è vitale. Sensibilizzare i padroni è il primo passo, ma, dove necessario, l’adozione di divieti d’ingresso per gli amici a quattro zampe non è da escludere.
Pensare che la presenza di cani nei parchi naturali possa essere un problema per l’ambiente appare strano. La convinzione che i bisognini degli animali giovino al suolo è ancora diffusa, ma i dati non lasciano spazio a opinioni. Passeggiare con i cani rimane di certo un piacere e un diritto. Farlo nel modo più opportuno e dove natura e uomo possano godere della reciproca compagnia diventa, però, ora un dovere.
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