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Genepì, il liquore all’artemisia delle Alpi

Genepì, il liquore all’artemisia delle Alpi

In condizioni estreme crescono i fiori l’Artemisia, dai cui si ottiene un liquore antico e suggestivo, il genepì. Con le sue proprietà vanta, inoltre, un forte legame con il territorio.

Il genepì è un liquore con proprietà digestive, ottenuto dall’artemisia, una pianta aromatica tipica della fascia alpina. Può essere bevuto liscio come digestivo o servito per l’aperitivo con del ghiaccio, così da risultare dissetante; è anche utilizzato come aromatizzante nella preparazione di cocktail.

L’Artemisia: ingrediente fondamentale del Genepì

La pianta, da cui si ricava il genepì, appartiene al genere Artemisia, che comprende circa 200 specie. Questa cresce spontanea sull’arco alpino al di sopra dei 2000-2500 metri di altitudine; si sviluppa in cespugli di piccole dimensioni e i fiori sono ricoperti da una peluria bianco-grigiastra. Le specie che possono essere utilizzate per la produzione di Genepì sono solo cinque e, in particolare con Artemisia Spicata, Artemisia Mutellina e Artemisia Glacialis, si prepara il liquore nelle principali zone di produzione.

Nel 1928 è stata classificata come pianta protetta e la sua raccolta è stata, quindi, sottoposta a stringenti limitazioni, tra cui il principale divieto di raccolta. Tutto questo, unitamente alla difficoltà nel raggiungere i luoghi in cui cresce spontanea, ha portato molti agricoltori a tentarne la coltivazione, così da tener viva la tradizione della distillazione.

I due metodi di produzione

Per la produzione del Genepì è possibile seguire due strade diverse, che garantiscono entrambe un prodotto di ottima qualità, soprattutto a fronte della materia prima impiegata. Gli ingredienti di base sono molto semplici: erbe alpine essiccate, acqua fresca, zucchero e alcool puro.

La produzione per infusione prevede l’immersione delle erbe per circa 45 giorni in una soluzione di acqua e alcol. Al termine dell’infusione viene aggiunta una miscela di acqua e zucchero, così da raggiungere il grado alcolico e zuccherino desiderato; il tutto viene poi lasciato riposare, in modo che le parte non solubili si sedimentino naturalmente. Segue una fase di filtraggio, ottenendo, infine, un liquore dal colore paglierino con gradazione di circa 42°C.

In alternativa, è possibile che il Genepì si presenti trasparente, in quanto è stato prodotto utilizzando un metodo definito per sospensione. In questo caso le erbe vengono collocate su delle griglie al di sopra del liquido, composto da acqua e alcol, all’interno di contenitori chiusi. In questo modo l’alcol si satura delle componenti aromatiche, estremamente volatili, della pianta. I tempi di produzione sono superiori a quello precedente, ma il grado di finezza è sicuramente superiore.

La storia Genepì e il suo legame con il territorio

Il Genepì viene prodotto in Piemonte e Valle d’Aosta, rientrando in questo modo nella tipicità più rappresentative dell’arco alpino occidentale. L’aspetto che principalmente influisce nell’accumulo di aromi unici e soprattutto nello sviluppo della loro complessità è l’altitudine di crescita. Questo liquore dal sapore unico era diffuso in passato come terapeutico per patologie infiammatorie. Solo verso la fine dell’Ottocento cominci a diffondersi la trasformazione delle erbe in liquore.

In Italia tre varianti di Genepì hanno ottenuto la certificazione IG (Indicazione Geografica): il Genepì del Piemonte, il Genepì della Valle d’Aosta e il Genepì delle Alpi, certificazione condivisa con la Francia. I tre disciplinari sono molto simili e in nessuno è ammesso l’utilizzo di coloranti artificiali. La quantità minima di fiori di Artemisia è circa di 2-7 grammi per litro; possono essere utilizzate altre erbe aromatiche, quali ginepro, basilico, lavanda, angelica, melissa e menta, ma in minime quantità.


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