Fiumi invasi da antibiotici: il problema ambientale è sempre più grave

I fiumi invasi da antibiotici stanno diventando un problema ambientale comune in tutto il mondo e gli scienziati avvertono: se si continua in questo modo potrebbe verificarsi una grave crisi sanitaria. Dal Tamigi al Tigri, passando per il Danubio, questo problema sta assumendo una scala globale e nessun corso d’acqua sembra esserne immune. Questa situazione rischia di produrre nuove generazioni di batteri super resistenti, e le soluzioni potrebbero presto scarseggiare.
Super batteri per colpa degli antibiotici
L’utilizzo esteso di antibiotici nell’allevamento e tra gli esseri umani ha portato un aumento vertiginoso della loro presenza all’interno dei corsi d’acqua. Si tratta di un fenomeno di contaminazione a cui le moderne pratiche di depurazione dell’acqua non riescono a mettere freno. A restituire una precisa idea della dimensione del problema è un nuovo studio condotto dalla University of York e recentemente esposto durante l’incontro annuale della Society of Environmental Toxicology and Chemistruy.
Africa, Asia, America, Europa e Oceania, nessun continente rimane immune a questa problematica, talmente grave da poter scatenare un’emergenza sanitaria globale in grado di uccidere 10 milioni di persone entro il 2050, avverte l’Unione Europea. Tutto questo a causa dei batteri, le cui popolazioni sono in grado di sviluppare una certa resistenza verso gli antibiotici, soprattutto se questi non vengono utilizzati con la dovuta cautela.
I ricercatori hanno controllato 711 siti in 72 paesi diversi, trovando eccessi di antibiotici in oltre il 65% dei campioni. Nel caso peggiore, in Bangladesh, sono state rilevate concentrazioni 300 volte superiori ai limiti di sicurezza.In Europa il fiume più inquinato da antibiotici è il danubio, nel quale sono stati rilevati oltre 7 antibiotici diversi, incluso uno dedicato a contrastare pneumonia e bronchiti. I livelli sono 4 volte quelli stabiliti come sicuri, motivo per cui gli scienziati sono così preoccupati.
