Fiumi, in Alaska diventano arancioni a causa del clima

Il clima sul pianeta sta cambiando e a offrirci un’ulteriore evidenza di questo fatto stanno contribuendo i fiumi dell’Alaska, diventando via via più arancioni. Il fenomeno non è una novità, ma uno studio pubblicato in Communications Earth & Environment ne ha finalmente mostrato le ragioni. Le acque non sono più cristalline a causa della presenza di metalli e ora gli esperti temono tanto per la natura quanto per l’uomo.

Fiumi arancioni a causa del clima in Alaska
Anche dietro al mistero dei fiumi che in Alaska diventano arancioni pare esserci il clima. La causa dell’alterazione di colore delle acque sembra, infatti, da ricercare nello scioglimento del permafrost. Tale strato di terreno ghiacciato che, in teoria, ricopre perennemente il suolo nelle zone artiche, immagazzina al proprio interno metalli e altre sostanze.
Mentre le temperature si alzano, dunque, il permafrost scomparendo libera ferro, rame, nichel e zinco, esponendoli all’ossigeno e agli agenti atmosferici. I residui metallici, entrando nelle acque, finiscono per modificarne l’aspetto, ma anche la composizione chimica. I fiumi arancioni appaiono, infatti, più acidi. In alcuni punti il ph tocca quota 2.3. Tale valore è equivalente a quello del succo di limone puro.
Lo studio sui fiumi arancioni in Alaska
A dimostrare che i fiumi in Alaska stanno diventando arancioni per colpa del clima, ci ha pensato un team dell’Università della California Davis. Il fenomeno è stato per la prima volta notato nel 2018, quando alcuni ricercatori hanno segnalato che un fiume, solo un anno prima cristallino, aveva assunto una colorazione sospetta. L’analisi di immagini satellitari ha, poi, rilevato che simili dinamiche erano già in atto nel 2008.
Oggi gli autori dello studio hanno identificato ben 75 corsi d’acqua arancioni in un’area dei Monti Brooks estesa quanto il Texas. Alcune zone risultano raggiungibili solo in elicottero, quindi il lavoro ha richiesto molto impegno. Identificare la quantità esatta di metalli nelle acque è impossibile.
Clima, permafrost e fiumi arancioni: conseguenze
Il fatto che i fiumi in Alaska stiano diventando arancioni a causa del cambiamento del clima rappresenta ben più che una semplice informazione. Le alterazioni nel ph delle acque rischiano, infatti, di avere conseguenze devastanti sia per gli ecosistemi, sia per le attività umane. Sul fondo dei corsi d’acqua così colorati microrganismi animali e vegetali diminuiscono. Ciò mette in crisi l’intera catena alimentare, con possibili gravi implicazioni anche per la pesca.
L’interazione tra le acque dei vari fiumi può, poi, amplificare ulteriormente gli impatti dei residui metallici. Esistono, per altro, casi documentati in cui il cambio di aspetto del fiume è stato in breve tempo seguito dalla completa scomparsa di alcune specie ittiche locali. I dati non risultano positivi nemmeno sul fronte acqua potabile.
Sapere perché i fiumi in Alaska diventano arancioni rappresenta un ottimo primo passo, ma i ricercatori sottolineano che intervenire per arrestare la corsa del clima che cambia rimane prioritario. L’Artico si scalda da due a tre volte più rapidamente del resto del pianeta e lo scioglimento del permafrost ha una serie di conseguenze che preoccupano gli scienziati. Disgregandosi il suolo ghiacciato libera, infatti, materiali radioattivi, virus potenzialmente pericolosi e gas serra. Il rischio è, dunque, che si inneschi un circolo vizioso.
