Vi siete mai chiesti cosa ci fa il petrolio nelle creme che ogni giorno vi spalmate addosso? Per gli amanti del buon cibo passare le ore tra le corsie del supermercato a leggere etichette può essere entusiasmante, ma per verificare gli ingredienti dei cosmetici ci vuole molto più impegno – e possibilmente una lente di ingrandimento. Quando però si chiede un parere a chi se ne intende è facile capire che petrolio, petrolati e Petrolatum compaiono fin troppo spesso nei prodotti cosmetici, ma cosa sono lì a fare?
Cosa si deve controllare
Esiste un acronimo nel mondo della cosmesi, l’INCI, che sta per «International Nomenclature of Cosmetic Ingredients», che rappresenta una buona parte del problema. Di fatto è quella lista di ingredienti che per legge le aziende devono mettere sulla confezione o sul cosmetico in sé per poterlo vendere in Europa. È scritto sempre in caratteri microscopici ma contiene molte delle informazioni di cui abbiamo bisogno per capire la qualità di un prodotto.
Tenete presente che l’ordine è per percentuale: minore la quantità più vicino alla fine dell’elenco sarà l’ingrediente meno presente. Al primo posto di una crema c’è sempre l’acqua, nelle migliori possono esserci acque termali o quelle «di fiori», mentre le aziende più serie possono distillare l’acqua direttamente nelle loro sedi per evitare contaminazioni.
Al secondo posto si piazza l’olio che bene o male è il protagonista del prodotto: idrata la pelle e crea una sorta di barriera che impedisce all’acqua di evaporare, lasciando la pelle più idratata. Ed è proprio qui che si trova il problema. Molte marche puntano su prodotti derivati dal petrolio, i cosiddetti olii minerali o petrolati, di fatto olii di cattiva qualità. Ma perché utilizzarli allora?
Il motivo è, fondamentalmente, economico: componenti come Vaselin, Petrolatum e Paraffinum liquidum sono poco costosi ma allo stesso tempo stabili, inodori e soprattutto non irrancidiscono. Le controparti naturali come l’olio di jojoba o quello di avocado invece sono meno stabili e costano anche di più, ma a livello qualitativo non c’è paragone. Parliamoci chiaro però, la differenza non la fa solo la naturalità o meno del prodotto, e un esempio concreto è il Capryl Triglyceride che è un buon ingrediente nonostante sia artificiale.
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