Cos’è l’influenza aviaria?

L’espressione influenza aviaria genera già di per sé un certo panico. Con essa si fa riferimento a un particolare tipo di virus in grado di infettare i volatili e di fare il salto di specie verso una vasta gamma di mammiferi, che comprende l’essere umano. Il passaggio è tutt’altro che automatico ed evitare gli allarmismi è fondamentale. Conoscere i sintomi e fare attenzione alle precauzioni è, però, sempre utile.

Quali animali prendono l’influenza aviaria?
L’influenza aviaria è una malattia infettiva molto contagiosa che colpisce i volatili selvatici e domestici, provocando spesso la morte degli animali. A causarla sono vari ceppi virali dell’influenza A, che possono presentare alta o bassa patogenicità. I problemi maggiori sono connessi al fatto che i virus di questo tipo riescono, spesso, a contagiare anche altre specie, fra cui rientrano maiali, cavalli, balene e anche esseri umani.
La trasmissione all’uomo è, in realtà, rara e, anche quando avviene, ancora meno frequente è il contagio diretto da soggetto a soggetto. Gli uccelli selvatici non manifestano spesso sintomi ma fungono da serbatoio per il virus e lo diffondono attraverso i propri escrementi. La malattia arriva dunque a polli, tacchini e ad altri volatili domestici e all’interno degli allevamenti può causare vere e proprie stragi.
Influenza aviaria: i sintomi dell’uomo
Quando l’influenza aviaria colpisce l’uomo i sintomi si manifestano dopo un periodo di incubazione compreso tra 1 e 7 giorni. In fase iniziale possono comparire:
- Tosse
- Febbre
- Mal di gola
- Congiuntivite
- Debolezza
- Nausea
- Diarrea
Con l’evolversi della malattia i sintomi spesso si aggravano e si possono osservare:
- Polmonite
- Difficoltà respiratorie
- Disfunzioni renali
- Problemi cardiaci
La patologia arriva a essere letale. Nei volatili le infezioni a bassa virulenza si manifestano con sintomi lievi, mentre nei casi gravi la morte sopraggiunge in pochi giorni. Oggi sono previste attività di stretta sorveglianza sugli animali e protocolli per l’eradicazione precoce dei patogeni. L’elevata frequenza di mutazione dei virus dell’influenza costituisce una preoccupazione anche sul fronte delle possibili pandemie.
Influenza aviaria: come si trasmette
La trasmissione dell’influenza aviaria da animale a uomo, che rimane rara, avviene in diversi modi. Il principale pericolo è costituito dal contatto diretto con animali infetti e con le loro secrezioni. A esser maggiormente a rischio sono, dunque, i lavoratori del settore dell’allevamento o coloro che maneggiano le carcasse di questi ultimi nella fase successiva della filiera.
Il virus può resistere sulle superfici, quindi anche il contatto con aree di lavoro o oggetti contaminati risulta pericoloso. Il consumo di pollame e uova resta sicuro, previa cottura. I patogeni sono, infatti, poco resistenti al calore e il raggiungimento di una temperatura interna della carne di almeno 74 °C azzera i rischi. Dopo aver maneggiato pollo, tacchino e uova crude resta fondamentale lavarsi bene le mani e pulire accuratamente gli utensili.
L’influenza aviaria è oggi considerata endemica in alcuni paesi del Sud Est Asiatico, tra cui spiccano Cina, Vietnam, Corea e Tailandia. Nel corso degli anni si sono registrati casi di contagio umano anche in Europa, Africa e Nord America. Oggi la cura è basata sulla somministrazione di antivirali e, quindi, sul controllo dei sintomi. La prevenzione resta, invece, per ora affidata all’applicazione di norme igienico-sanitarie e di rigidi protocolli negli allevamenti.
Le informazioni contenute in questo articolo sono da intendersi a puro scopo informativo e divulgativo e non devono essere intese in alcun modo come diagnosi, prognosi o terapie da sostituirsi a quelle farmacologiche eventualmente in atto. In nessun caso sostituiscono la consulenza medica specialistica. L’autore ed il sito declinano ogni responsabilità.
