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Coltivazioni di tè in pericolo: la colpa è del clima

Coltivazioni di tè in pericolo: la colpa è del clima

Un recente report ha gettato l’allarme sulle coltivazioni di tè in pericolo. Le condizioni meteo estreme, conseguenza del cambiamento climatico, stanno sconvolgendo gli equilibri dei maggiori produttori. Le prospettive future non sono buone e a risentirne sarà di certo anche l’economia. Il rispetto dei targets climatici appare sempre più importante e il tempo purtroppo scarseggia.

coltivazioni di te in pericolo

Il tè in pericolo:

Un report redatto dall’ente Christian Aid ha mostrato che il cambiamento climatico sta mettendo le coltivazioni di tè in pericolo. Nel 2017 il Regno Unito ha importato 126.000 tonnellate di tè nero, 62.000 delle quali provenivano dal Kenya, il maggior produttore mondiale. Oggi nel Paese le condizioni meteo estreme sono all’ordine del giorno. Alle piogge torrenziali si alternano periodi di severa siccità e per i coltivatori fare piani è impossibile. Secondo la ricerca le aree caratterizzate da condizioni ottimali per la crescita del tè, lì diminuiranno del 26% entro il 2050. India, Sri Lanka e Cina vanno incontro a pericoli simili. Nei Paesi con una produzione media la riduzione sarà del 39%.

Preoccupazioni per il tè:

Le coltivazioni di tè in pericolo non possono che generare allarme. A subire le conseguenze peggiori saranno i Paesi produttori, identificabili con nazioni in via di sviluppo per cui le esportazioni di questo prodotto rappresentano una fondamentale fonte di guadagno. Il settore del tè offre poi lavoro a 3 milioni di persone nella sola Africa, ma, a causa della precarietà climatica, molti giovani cercano ora occupazioni alternative. A essere in pericolo è, poi, il gusto stesso del tè. Le precipitazioni troppo abbondanti potrebbero, infatti, indurre le foglie a rilasciare i metaboliti secondari. Questi hanno proprietà antiossidanti e sono responsabili di aroma ed effetti salutari della bevanda.

Il futuro legato al clima:

Perché la situazione delle coltivazioni di tè in pericolo non degeneri servono immediati interventi. Tenere sotto controllo il cambiamento climatico rappresenta l’unica soluzione e il Regno Unito è pronto a mettersi in prima linea. L’obiettivo di riduzione delle emissioni del 78% dai livelli del 1990 entro il 2035 è già stato dichiarato e la COP26 di novembre offrirà ulteriori spunti. Paesi come Canada, Giappone e USA hanno dichiarato obiettivi simili, ma per mantenere l’aumento di temperatura globale al di sotto di 1.5° C la strada è ancora lunga. I coltivatori di tè sanno di non poter affrontare la crisi da soli e aiuti da parte dei Paesi importatori saranno fondamentali.

Le coltivazioni di tè in pericolo offrono un importante segnale di allarme. Il riscaldamento globale sta sconvolgendo ogni sorta di equilibrio, ma responsabilità e conseguenze non si distribuiscono, purtroppo, in modo simmetrico. Perché bere una tazza di tè possa rimanere una confortevole abitudine e non un lusso per pochi, agire consapevolmente è ormai d’obbligo.


Alice Facchini
Alice Facchini
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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