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Coca Cola, Pepsi e Nestlè sono i peggiori inquinatori da plastica anche nel 2020

Coca Cola, Pepsi e Nestlè sono i peggiori inquinatori da plastica anche nel 2020

Per il terzo anno di fila le multinazionali salgono sul podio. I risultati arrivano dal rapporto annuale pubblicato dal movimento Break Free From Plastic

Coca Cola, PepsiCo e Nestlé. Per il terzo anno di fila sono ancora le tre multinazionali a salire sul podio dei peggiori inquinatori da plastica del mondo. È quanto rivela il rapporto 2020 di Break Free From Plastic, movimento che con i suoi volontari raccoglie rifiuti di plastica in tutto il mondo e identifica i brand a cui sono collegati. Per questa edizione sono stati coinvolte nelle attività 15mila persone e sono stati scandagliati fiumi, spiagge e parchi in 55 paesi per un totale di 346.494 pezzi raccolti. Il 63 percento di questi è stato attribuito a un marchio preciso.

Inquinamento plastica aziende 2020

Il primato negativo di Coca Cola

È stato attribuito a Coca Cola il maggior numero di rifiuti recuperati. I suoi imballaggi e contenitori sono stati trovati in 51 dei 55 paesi inclusi nel rapporto. Un risultato peggiore dell’anno passato, quando i paesi erano “solo” 37 sui 51 ripuliti dai volontari di Break Free From Plastic. Ma i risultati negativi per Coca Cola non finiscono qui: con un totale 13.834 di rifiuti associabili al suo marchio supera le altre due aziende messe insieme, PepsiCo con 5.155 e Nestlé 8.633.

Non un bellissimo 2020 per Coca Cola. All’inizio dell’anno la multinazionale era finita nel mirino degli ambientalisti quando aveva comunicato che non avrebbe abbandonato le bottiglie di plastica perché i consumatori ci sono troppo affezionati. In marzo, inoltre, era stata additata, insieme a PepsiCo, Nestlé e Unilever, come responsabile della diffusione di mezzo milione di tonnellate di plastica nei territori di sei paesi in via di sviluppo dalla ong Tearfund.

I rifiuti più diffusi? I sacchetti

Il rapporto di Break Free From Plastic riporta anche altre informazioni interessanti, come i più comuni rifiuti di plastica raccolti. Al primo posto ci sono i sacchetti di piccola taglia, quelli con cui sono imbustati prodotti di dimensioni ridotte come ketchup, caffè o prodotti per l’igiene personale, seguiti dai mozziconi di sigaretta e infine dalle bottiglie di plastica.

Le multinazionali più inquinanti affermano di essere al lavoro per risolvere il problema della plastica, ma invece stanno continuando ad alimentare il flusso di packaging monouso in plastica”, ha dichiarato Emma Priestland, coordinatrice global del movimento. Secondo uno studio del 2017, circa il 91 percento di tutta la plastica prodotta dall’uomo non è mai stata riciclata o è finita incenerita, nelle discariche o nell’ambiente.

Le reazioni delle multinazionali

Le tre aziende sul podio hanno commentato i risultati del rapporto Break Free From Plastic annunciando maggiori sforzi futuri per ridurre il problema della plastica. Un portavoce di Coca Cola ha dichiarato che a livello mondiale l’azienda “ha l’obiettivo di recuperare tutte le bottiglie entro il 2030” per farle diventare nuove bottiglie. Un rappresentante di PepsiCo ha annunciato che è al lavoro per incentivare il riutilizzo delle bottiglie e per potenziare gli impianti di raccolta e riciclo attraverso delle partnership. Infine Nestlè ha riferito che sta intensificando “le azioni per rendere riciclabile o riusabile al 100 percento il nostro packaging entro il 2025 e per ridurre di un terzo l’uso di plastica vergine nello stesso periodo”.


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