Con il binomio cibo e arte potrebbe venirci in mente la banana di Cattelan, ma il movimento del cibo non commestibile come oggetto affascinante sta sempre più prendendo piede, anche negli oggetti con cui decoriamo le nostre case. Quello su cui si concentrano i moderni artisti e artigiani, per esempio, sono le forme, come le geometrie naturali di un ortaggio o la crosta variegata di un panificato.
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Le forme del cibo nell’arte
Quando si parla di cibo nell’arte tra i primi esempi a venire alla mente c’è sicuramente Filippo Marinetti con il suo Libro di Cucina Futurista, ormai di quasi 90 anni fa. Fu in quel momento che, almeno in una prospettiva moderna, il cibo andò molto oltre la sua funzione di alimento e divenne un mezzo per esprimere concetti complessi, comprese le performance artistiche.
In realtà però si può andare molto oltre, indietro nel tempo fin dalle prime opere di narrazione create dall’uomo. Nell’epopea di Ghilgamesh, un’opera scritta presumibilmente quasi 3000 anni fa, il pane e la birra sono utilizzati come simbolo di civiltà, del controllo dell’uomo sulla natura.
Oggi c’è un ritorno molto diffuso del cibo come arte, basti prendere per esempio Lexie Smith, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo, che crea arte con il semplice pane. Pane che diventa anche una lampada, acquistabile come un comune soprammobile, o candele ispirate alle forme del broccolo romano, la cui forma racchiude anche un mistero matematico.
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Ci sono anche artisti come Laura Chautin, che ha creato una serie di soprammobili ispirati al cibo, tra cui frutta e verdura ma anche piatti più complessi come il sushi. O ancora Stephanie Shih, che crea collezioni di piccoli gioielli prendendo spunto dal cibo, tra cui spiccano una serie chiamata «tortellini» ispirata alla pasta ripiena da tutto il mondo modellata in oro.
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