Biologico: quando la certificazione non basta

La Cline Family Cellars va oltre il biologico e le sue certificazioni, ideando un sistema produttivo battezzato Green String Farming, nel cuore della Sonoma Valley in California, in cui l’attenzione per la natura è massima per un risultato davvero sostenibile anche in termini economici.
Oltre il biologico con il Green String Farming
La famiglia Cline da decenni sta sviluppando con successo una particolare filosofia produttiva chiamata Green String Farming. L’idea sottostante si può riassumere nel concetto «50% all’uomo, 50% alla natura». Ciò si concretizza in una coltivazione che esuli dal mero risultato produttivo, in favore dello sviluppo della biodiversità e dell’arricchimento naturale del suolo. Un esempio concreto? Le pecore! Un branco di pecore viene normalmente lasciato a pascolare tra i filari a prendendosene cura e, al contempo, fertilizzandone il suolo. Suolo che viene periodicamente arricchito anche utilizzando rocce frantumate, fecce e foglie di tè compostate. Le specie dannose vengono poi combattute avvalendosi dei loro predatori naturali o di repellenti anch’essi naturali.
Tutto nasce da una filosofia che reputa le limitazioni sul biologico imposte dall’USDA - il dipartimento dell’agricoltura statunitense - insufficienti. Infatti, queste, per esempio, consentono l’utilizzo di sostanze chimiche e fertilizzanti concentrati. Senza contare poi la doppia certificazione «organic» per le viti e per il vino. Il che significa che, potenzialmente, sarebbe possibile produrre del vino etichettato come biologico utilizzando viti coltivate con pesticidi e fertilizzanti chimici. Non è la prima volta che l’USDA presenta dei problemi in tema di biologico, basti pensare al caso del falso biologico di importazione.
Alla Cline Family Cellars prima del biologico e della certificazione viene l’etica e l’amore per la natura, ottenendo come risultato un prodotto davvero sostenibile, anche nel prezzo: circa 15 dollari a bottiglia. Questa storia fa riflettere sul vero significato delle etichette sugli scaffali i quali sono colmi di sigle quali «biologico», «biodinamico», «naturale». Forse, da soli, non sono garanzia di totale naturalità, quel che resta indubbio, tuttavia, è che il migliore strumento per influenzare - si spera in meglio - la qualità dell’offerta resta il portafoglio del consumatore. Quindi: conoscete, informatevi e spendete bene i vostri soldi!
Fonti: Vinepair
