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Batteri minatori contro l'inquinamento elettronico, cosa sono?

Batteri minatori contro l'inquinamento elettronico, cosa sono?

Capaci di separare metalli preziosi dalle rocce, i batteri minatori sono una risorsa sostenibile per l’estrazione di rame, oro, zinco e terre rare

Grandi poco più di un millesimo di millilitro e invisibili a occhio nudo, i batteri minatori sono microrganismi capaci di ricavare energia dalla scomposizione di metalli. Proprio come i batteri che cariano i denti, questi possono vivere in ambienti con molta acidità e sopportano bene anche le alte temperature. Se utilizzati in contesti utili, sono in grado di isolare metalli preziosi ivi sono intrappolati, garantendo il recupero di oro, rame, zinco, uranio, cobalto, ma anche terre rare, in maniera più naturale e sostenibile.

batteri minatori
FOTO: Man G @Unsplash

Batteri minatori, cosa sono

Scoperti nel 1951 dal ricercatore Kenneth Temple, il particolare funzionamento del metabolismo dei batteri minatori è stato approfondito solo nel 2000. Si è appreso che questi, per via del loro particolare metabolismo chimico, ricavano l’energia necessaria alla loro sopravvivenza dalla disaggregazione dei metalli e lasciano, come scarto, i metalli preziosi intrappolati nella roccia. Il potenziale dei batteri minatori però non si esaurisce in miniera, dove vengono già utilizzati. La possibilità di nuove applicazioni, in particolare per quel che riguarda l’estrazione delle terre rare, è già al vaglio e studiata in tutto il mondo.

Il recupero delle terre rare grazie ai batteri minatori

Per terre rare si intende quel gruppo di elementi chimici utilizzati per la fabbricazione di componenti elettroniche e indispensabili all’industria dei computer e smartphone. I giacimenti di questi materiali sono proprietà quasi esclusiva della Cina (56%) e degli USA (16%), ma sono recuperabili anche dallo stesso riciclo dei rifiuti elettronici (Raee).

Ogni dispositivo già realizzato, infatti, nasconde un piccolo tesoro. E oltre che terre rare, contengono metalli preziosi e di interesse industriale in concentrazioni di gran lunga superiori a quelle estraibili dalle miniere redditizie.

Rifiuti elettronici, perché è importante riciclare (bene)

Spiega Francesca Beolchini, docente in teoria e sviluppo dei processi chimici presso l’Università delle Marche, a proposito del riciclo dei Raee: “Le leggi privilegiano la quantità a scapito della qualità. Una volta raggiunto l’obiettivo di recuperare il 65% della massa dei rifiuti elettronici, il resto si può gettare e questo è un approccio che non ci possiamo più permettere”. Il vecchio monitor di un computer viene triturato e gettato via, ma contiene metalli rari come ittrio, indio, gallio e oro che potrebbero essere recuperati. Le schede elettroniche contengono rame, oro e argento.

Invece, ancora oggi gran parte dei materiali preziosi contenuta nei dispositivi elettronici non viene riciclata, mentre il loro recupero garantirebbe enormi vantaggi in termini economici e di sostenibilità. In questo settore l’applicazione del potenziale dei batteri minatori potrebbe fare la differenza ed è questa la è la direzione verso cui si sta orientando la scienza.


Elza Coculo
Elza Coculo
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Giornalista pubblicista, in continua formazione per attitudine, mi piace scrivere di tematiche ambientali, sostenibilità e innovazione. Attenta al presente, curiosa per il futuro, sono un’ottimista, convinta che l’unica cosa che ci renda migliori sia la volontà di migliorarsi.
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