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Aria: oltre 3 miliardi di persone respirano sostanze dannose nelle loro case

Aria: oltre 3 miliardi di persone respirano sostanze dannose nelle loro case

Moltissime comunità in tutto il mondo cucinano, si riscaldano e illuminano le abitazioni con combustibili inquinanti i cui fumi mettono a rischio la salute

Oltre tre miliardi di persone in tutto il mondo respirano aria inquinata nelle loro case secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). La maggior parte vive in Paesi poveri o in via di sviluppo. Le principali fonti di sostanze dannose sono i sistemi di cottura del cibo, riscaldamento e illuminazione poco “puliti”, in quanto alimentati da combustibili tradizionali che possono essere reperiti facilmente: legname, carbonella, carbone, paglia da fieno, ma anche escrementi di animali e rifiuti agricoli. Un’altra parte del problema è legata invece all’inquinamento esterno che penetra nelle abitazioni.

Oltre 3 miliardi di persone nel mondo respirano aria malsana nelle loro case

I rischi del PM2.5

I fumi generati da questi combustibili sono caratterizzati da un’alta quantità di fuliggine, una delle sostanze che compone il particolato sottile (altrimenti noto come PM2.5). Si tratta di particelle piccolissime (attorno ai 2,5 micron) emesse anche da altre fonti come i tubi di scappamento delle auto, le ciminiere industriali e gli incendi. Una volta inalate, possono andare a danneggiare cuore e polmoni, aggravando i sintomi dell’asma e provocando attacchi cardiaci, infarti, polmoniti e cancro ai polmoni. Secondo l’OMS, se la concentrazione di PM2.5 in uno spazio chiuso supera i 35 microgrammi per metro cubo, l’aria non è salubre.

Lo studio

Ma in spazi del genere vivono ancora tante, troppe persone. Non tutte, però, sono esposte agli stessi livelli di inquinamento interno. È quanto emerge da uno studio condotto da Matthew Shupler, ricercatore associato in Salute Pubblica e Ambiente all’Università di Liverpool, che ha raccolto i dati sulla qualità dell’aria di 2.500 cucine di alcune comunità rurali in cui più del 10 percento delle famiglie usa combustibili tradizionali. Otto i Paesi osservati: Bangladesh, Cile, Cina, Colombia, India, Pakistan, Tanzania e Zimbabwe.

Gli esperti hanno scoperto che nel 75 percento delle cucine le concentrazioni di PM2.5 e fuliggine superavano i limiti stabiliti dall’OMS. In quelle dotate di fornelli elettrici o gas sono stati registrati livelli medi di particolato sottile inferiori del 50 percento rispetto alle case in cui si cucina bruciando carbone e rifiuti agricoli e del 75 percento rispetto alle abitazioni che bruciano escrementi di animali.

Gas ed elettricità no bastano

Tuttavia, nel 60 percento delle case con i più “puliti” fornelli elettrici o a gas, i livelli di PM2.5 erano comunque sopra alla soglia critica. Questo perché la qualità dell’aria esterna influiva su quella dell’aria interna. È stato rilevato soprattutto in Paesi come Cina e India, dove notoriamente i livelli di inquinamento atmosferico sono i più elevati al mondo. Oltre alle fabbriche, al traffico e agli impianti industriali a carbone, le fonti di questo inquinamento esterno sono anche gli incendi di rifiuti e quelli nel settore dell’agricoltura, soprattutto legati alla deforestazione per ricavare nuove terre da coltivare. In altre parole, se l’aria esterna è irrespirabile, conta fino a un certo punto cambiare fornelli.

Cambiare aria nelle case

I governi delle comunità più colpite dovrebbero aiutarle ad abbandonare i vecchi sistemi di cottura a favore dell’elettricità e del gas. La missione è difficile: molte persone preferiscono cucinare ancora in modi più tradizionali e rudimentali, sia per questioni legate al sapore del cibo, sia perché spesso i fornelli a gas o elettrici impediscono l’utilizzo delle grandi pentole con cui, per cultura, molte comunità cucinano i pasti per l’intera famiglia; in più, cucinare con combustibili come il legno permette di risparmiare gas e risparmiare soldi. Le vie da percorrere per le istituzioni sono due: rendere i prezzi del gas e dell’elettricità più bassi e promuovere l’uso di fornelli moderni più in linea con le culture locali.


Marco Rizza
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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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