Alcolici sostenibili: trasformare il settore non è impossibile

Rendere gli alcolici sostenibili non è semplice, ma deve rappresentare una priorità. I dati sulle emissioni di tale industria sono drammatici e molte aziende se ne stanno accorgendo. Disidratazione della birra e promozione di politiche carbon negative sono solo alcune delle opzioni in gioco. Per quanto gli ostacoli non manchino, ormai le prospettive future fanno ben sperare.

Alcolici e ambiente:
Rendere gli acolici sostenibili rappresenta una sfida. Per produrre mezza pinta di birra sono necessari 75 l di acqua, mentre per un calice di vino ne servono 113. Molti alcolici vengono, poi, prodotti solo in determinate parti del mondo e il loro trasporto, che spesso avviene in celle refrigerate, ha sull’ambiente un impatto drammatico. Il packaging non è da meno, e il bilancio viene aggravato dall’energia necessaria alla conservazione. I problemi si palesano, comunque, già all’inizio della filiera. Uva, luppolo e cereali, ingredienti alla base di molti dei prodotti del settore, sono fra le colture a più ampio consumo di acqua ed energia.
Alcolici sostenibili:
Rendere gli alcolici sostenibili è una priorità per diverse realtà e l’industria della birra appare all’avanguardia. Patrick Tatera, fondatore di Sustainable Beverage Technologies, ha, per esempio, puntato sulla disidratazione. Tramite il processo BrewVo, simile a una fermentazione ripetuta, alcool e acqua vengono separati dal resto degli ingredienti. La birra, che può poi essere ricomposta tramite un mix dosato, occupa così 1/6 del volume per 1/6 del peso nel trasporto. Charles Denby ha, invece, sintetizzato in laboratorio un ceppo di lievito da cui ricavare terpeni, i composti chimici del luppolo responsabili del caratteristico sapore della birra. Per produrre 500 g di luppolo sono necessari fino a 1700 l di acqua e tagliare i consumi connessi all’agricoltura è, quindi, un traguardo.
Alcolici ed emissioni:
Per dar vita ad alcolici sostenibili l’attenzione alle emissioni deve diventare un punto saldo. L’industria mondiale di cibo e bevande è responsabile del 60% della perdita di biodiversità globale e del 30% delle emissioni di gas serra. Negli USA la produzione dell’alcool costituisce, in volume, il 16% del settore e un cambiamento appare necessario. Diageo, una delle realtà più importanti dell’ambito, ha dimostrato di averlo compreso. Ha così annunciato di voler azzerare la propria impronta di carbonio entro il 2030 e sta già puntando su energie rinnovabili e circolarità. Superare i pregiudizi connessi a gusti e costi relativi agli innovativi approcci non è facile, ma i test si stanno rivelando incoraggianti.
Far diventare gli alcolici sostenibili non può essere considerata un’azione immediata. Stiamo assistendo ai primi importanti passi di un processo che richiederà tempo e impegno, in cui la tecnologia occuperà un ruolo di rilievo. Ai consumatori spetterà il ruolo di protagonisti e giudici, e assumersi tale responsabilità non potrà che risultare un dovere collettivo. Brindare alle incoraggianti premesse appare, comunque, per ora, quasi d’obbligo.
