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Vita nelle zone estreme: la scienza ora ha le armi per studiarla

Vita nelle zone estreme: la scienza ora ha le armi per studiarla

Studiare la vita nelle zone estreme è una sfida. Gli scienziati hanno ideato tecniche innovative e ora gli organismi estremofili non sono più un mistero.

Negli ultimi anni gli scienziati si sono interessati alla vita nelle zone estreme. Al centro di molte ricerche ci sono infatti gli organismi estremofili. Questi sono molto diversi tra loro e studiarli non è semplice. Trapiantarli in laboratorio e trovare tecniche adatte all’analisi è una vera impresa. La ricerca, comunque, ha fatto progressi e ora la sfida appare alla portata dell’umanità.

Vita zone estreme

L’interesse per gli estremofili:

La vita nelle zone estreme prolifera. Si dicono estremofili quegli organismi che sopravvivono alle più diverse condizioni inospitali. Tra queste ricordiamo temperatura e pressione estremamente alte o basse, presenza di materiali tossici e livelli anomali di Ph e salinità. I campi di applicazione sono molti: dalla messa a punto di innovativi processi industriali o di antibiotici allo studio della vita nello spazio. Jocelyne DiRuggiero, microbiologa alla Johns Hopkins University afferma che ogni estremofilo presenta le sue sfide. A volte è sufficiente ricalibrare le tecniche convenzionali, ma spesso servono nuovi protocolli.

I problemi in laboratorio:

Scott Tighe, microbiologo dell’Università del Vermont, nel 2014 ha inaugurato l’ Extreme Microbiome Project. Si è recato nei luoghi più inospitali del pianeta, fra cui la Danakil Depression in Etiopia. Ha però specificato che la sfida è stata in laboratorio. Gli organismi nelle zone estreme sviluppano difese efficaci. Per isolarne il DNA è stato concepito un cocktail di sei enzimi che scompone qualsiasi superficie cellulare. Grazie a dei solventi, permette di raccogliere acidi nucleici. Il team della DiRuggiero, invece, per ottenere una coltura di organismi ipertermofili ha dovuto lavorare con un materiale ideato dalla NASA in un’incubatrice a 95 gradi. Il team la definiva giocosamente “Forno per la pizza”.

Gli strumenti

Nell’analisi di forme di vita nelle zone estreme è fondamentale la strumentazione. Spesso le tecniche di osservazione tradizionali non possono essere applicate. Buzz Baum, biologo cellulare, impegnato in ricerche sulla divisione cellulare negli estremofili ha affrontato vari fallimenti perché le colture si raffreddano velocemente. Ha allora coinvolto due ingegneri aerospaziali che hanno progettato una “camera di alluminio” che permettesse di riscaldare la coltura sia dall’alto che dal basso. Anche altri tipi di microrganismi, come gli alofili, hanno dato problemi nell’analisi al microscopio. Mancando della tipica parete cellulare, posti sulla lente, si deformano. Hanno obbligato gli scienziati a ingegnarsi per confinare le cellule delicatamente.

La vita nelle zone estreme è incredibilmente affascinante. Da un lato apre prospettive per la scienza fino a qualche decennio fa inconcepibili; dall’altro spinge l’intelletto umano ai più alti livelli. I traguardi raggiunti sono ammirevoli ma rappresentano solo l’inizio. Non ci resta che attendere gli sviluppi futuri. Nel frattempo quei progetti che consideravamo fantascientifici, si fanno un po’ meno lontani.


REDAZIONE
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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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