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Una snack tax per combattere l’obesità?

Secondo uno studio pubblicato dal British Medical Journal una snack tax del 20% avrebbe un forte impatto positivo nella lotta all’obesità.

Contro l’obesità una snack tax sarebbe estremamente efficace. Ne sono convinti alcuni ricercatori inglesi dopo uno studio pubblicato sulla rivista British Medical Journey. La ricerca ha utilizzato un modello economico per misurare l’impatto di una tassa del 20% su snack e merendine ad alto contenuto di zuccheri.

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Dopo la tassa sulle bibite, la snack tax

Una tassa sulle bibite zuccherate contro l’obesità è stata introdotta nel Regno Unito nell’aprile del 2018. Nell’ultimo anno diversi produttori hanno lavorato nel modificare le formulazioni delle proprie bevande per evitare di incorrere nella tassa riducendo la quantità di zuccheri. Una snack tax potrebbe, secondo gli esperti, ottenere un risultato ancora più incisivo.

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Le bevande zuccherate infatti contribuiscono per circa il 2% dell’apporto calorico e l’11% dell’apporto di zucchero di un cittadino britannico medio. Snack, biscotti e merendine contribuiscono fino al 12% dell’apporto calorico totale e il 26% dell’apporto di zucchero. Una tassa sulle merendine, nel ragionamento degli esperti, potrebbe quindi andare a colpire un’area decisamente sensibile.

Tassare gli zuccheri per combattere l’obesità

Secondo le stime, una tassa del 20% sulle merendine più zuccherate, ridurrebbe l’apporto calorico di circa 8900 calorie ogni anno con una perdita di peso media nello stesso periodo di 1,3 kg. Una tassa simile sulle bibite zuccherate invece ridurrebbe il peso di soli 203g. Secondo l’autrice principale dello studio la dottoressa Pauline Scheelbeek, la snack tax potrebbe portare il tasso di obesità per la popolazione inglese dal 28% al 25%. A livello numerico può apparire poco, ma a livello di popolazione si parla della salute di milioni di individui, soprattutto nelle fasce di reddito più a rischio.

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L’intento di una snack tax contro l’obesità non sarebbe quindi quello di «punire» il consumatore quanto piuttosto di «educare» attraverso un aumento del prezzo, indirizzando verso scelte più sane. La tassa sarebbe più efficace di altre soluzioni sperimentate fin’ora come, ad esempio, la riduzione in dimensioni delle singole porzioni. Non sono mancate tuttavia le critiche alla proposta a partire dallo stesso primo ministro inglese Boris Johnson che le ha definite «tasse sui peccati» (di gola, in questo caso) che finirebbero per colpire più duramente proprio chi non può permettersi una alimentazione differente.

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