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Un panino fatto in casa può salvare il pianeta

Un panino fatto in casa può salvare il pianeta

Un panino fatto in casa può salvare il pianeta. Uno studio indaga l’impatto ambientale dell’industria del panino, evidenziando il vantaggio di prepararselo a casa.

Un panino fatto in casa può salvare il pianeta, costituendo un’alternativa di gran lunga più pulita rispetto al corrispettivo «industriale». Un panino per la grande distribuzione è responsabile dell’emissione di una maggiore quantità di gas serra legati alle fasi dei processi di produzione e commercializzazione.

Quanto inquina un panino?

Uno studio guidato da Adisa Azapagic, dell’Università di Manchester, ha indagato l’impatto ambientale dell’industria del panino. Nel solo Regno Unito questa è responsabile dell’emissione nell’ambiente di ben 9.5 milioni di tonnellate di CO2. I peggiori sono ovviamente i panini dedicati alla larga distribuzione, a causa delle fasi della messa in commercio: una lunga catena di refrigerazione, i trasporti, il packaging e i relativi rifiuti prodotti. Non che il panino fatto in casa sia risparmiato da questi aspetti, ma sicuramente ne è interessato in maniera decisamente ridimensionata.

Il panino più virtuoso è il classico imbottito con prosciutto e formaggio preparato in casa. Esso, in ogni caso, comporta la produzione di ben 550 g di CO2, l’equivalente di percorrere 6 km in automobile. Il panino più inquinante, secondo lo studio, è l’inglesissimo All Day Breakfast, con uova, bacon e salsiccia. Esso è responsabile di ben 1440 g di C02 nell’aria, pari a un viaggio di 19 km in automobile. Nell’universo dei panini «industriali» i meno ecologici sono quelli farciti con le carni rosse: il pollo e il tacchino infatti hanno un impatto cinque volte minore. La ricerca non ha lo scopo di boicottare l’industria dei panini, infatti, anche il più inquinante tra questi è sicuramente più ecologico di un pranzo al ristorante. Si pone invece l’obiettivo di offrire degli strumenti per far sviluppare al consumatore una maggiore consapevolezza in merito alle conseguenze di ciò che consuma.

Fonti: newscientist


Fabrizio Inverardi
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Chitarrista, motociclista, da sempre appassionato di scienza, tecnica e natura. Sono laureato in Psicologia del Lavoro e della Comunicazione. Curioso per natura amo i viaggi, il buon vino e scoprire cose nuove. Da qualche anno nel settore del marketing digitale e della comunicazione.
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Chitarrista, motociclista, da sempre appassionato di scienza, tecnica e natura. Sono laureato in Psicologia del Lavoro e della Comunicazione. Curioso per natura amo i viaggi, il buon vino e scoprire cose nuove. Da qualche anno nel settore del marketing digitale e della comunicazione.
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