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Le startup contro lo spreco alimentare danneggiano gli agricoltori

Le startup contro lo spreco alimentare danneggiano gli agricoltori

Mentre le startup contro lo spreco alimentare nella Silicon Valley hanno sempre più successo i piccoli agricoltori rischiano danni via via maggiori.

Negli Stati Uniti, in particolare attorno alla Silicon Valley nascono sempre più startup contro lo spreco alimentare, un trend che paradossalmente potrebbe danneggiare i piccoli agricoltori. Frutta e verdura non commercialmente appetibili vengono venduti e spediti ad un prezzo conveniente, impedendo che finiscano al macero. A preferire questo tipo di servizio però sono i clienti che prima si rivolgevano ai piccoli produttori locali, che ora rischiano di avere un avversario in più, senza incentivare una riduzione nella produzione da parte delle grandi aziende agricole.

Il business dello spreco alimentare

Dopo il 2010 il concetto di spreco alimentare è diventato un tema sempre più dibattuto pubblicamente, nel tentativo di aumentare la consapevolezza dei consumatori sul cibo che finisce indecorosamente nella spazzatura. Nonostante questo in Europa la situazione rimane difficile, con un terzo dell’ortofrutta che finisce al macero per motivi estetici.

Chef tra i più rinomati negli Stati Uniti ma anche in Italia, uno su tutti Massimo Bottura con il suo il Pane è oro, hanno dedicato spazio per rendere le persone più consapevoli del problema. Così le aziende che cercano di trasformare il problema dello spreco alimentare in un business diventano sempre più diffuse, fino ad arrivare alle numerose app e servizi diffusi in tutto il mondo.

Un danno per i piccoli agricoltori

In poco tempo però qualcuno si è accorto che questa nuova attenzione per gli alimenti scartati poteva avere anche delle ricadute negative: i servizi che ridistribuiscono grosse quantità di frutta e verdura esteticamente non conforme agli standard, ma perfettamente buona da mangiare, stavano danneggiando i piccoli agricoltori. I clienti che prima si rivolgevano a questi produttori infatti hanno visto nei servizi a domicilio un modo più conveniente di procurarsi ortaggi con consapevolezza, aiutando l’ambiente.

Le piccole attività locali stanno soffrendo per questa tendenza, con alcune attività che riportano un 20% di vendite in meno ogni anno nell’ultimo periodo. In compenso i grandi produttori trovano un modo nuovo per allargare la loro fetta di guadagni e sono disincentivati a produrre meno. Secondo alcuni esperti questa nuova dinamica potrebbe non comportare un calo dello spreco alimentare e della sovrapproduzione, colpendo, per di più, i piccoli agricoltori locali.


Matteo Buonanno Seves
Matteo Buonanno Seves
Scopri di più
Un giovane laureato in Scienze Gastronomiche con la passione per il giornalismo e il mai noioso mondo del cibo, perennemente impegnato nel tentativo di schivare le solite ricette e recensioni in favore di qualcosa di più originale.
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