Da riscaldamenti e allevamenti il 54% del PM.25
I risultati rilanciano l’allarme sulla qualità dell’aria che si respira nelle città italiane. A preoccupare è tutto il bacino della Pianura Padana, da tempo ormai al centro dell’attenzione per il problema delle concentrazioni di inquinanti atmosferici. Oltre a Brescia e Bergamo, nelle prime dieci posizioni della classifica compaiono anche Vicenza e la lombarda Saronno.
La diffusione di PM2.5 in Italia è attribuibile soprattutto al riscaldamento e agli allevamenti intensivi. Lo dice un recente studio di Greenpeace Italia, realizzato in collaborazione con ISPRA. Le due fonti sommate sono responsabili del 54 percento delle emissioni. In particolare, il contributo degli allevamenti è strettamente legato al gran numero di animali allevati ed è continuato a crescere, passando dal 7 percento del 1990 al 17 percento nel 2018. Un contributo ancora più rilevante nelle zone ad alta concentrazione di allevamenti intensivi.
È proprio il caso del bacino padano, dove si trovano le due città italiane ai primi posti di questa classifica e dove anche la mortalità da Covid-19 è stata particolarmente alta. Come ipotizzato dalla comunità scientifica, infatti, l’esposizione costante alle polveri sottili potrebbe rendere le persone più vulnerabili al nuovo coronavirus.
L’NO2 arriva soprattutto dai trasporti
Nemmeno l’altra classifica, quella legata alle morti premature da inquinamento di NO2, fa stare tranquilli. Qui troviamo, infatti, altre due città italiane: Torino, al terzo posto, e Milano, al quinto. Il biossido di azoto viene largamente prodotto dal settore dei trasporti che, oltre all’impatto sulla qualità dell’aria, è anche responsabile di circa un quarto delle emissioni di gas serra in Italia.
"Per mettere davvero fine alla crisi dell’inquinamento atmosferico e insieme all’emergenza climatica, dobbiamo intervenire subito per cambiare il settore dei trasporti, puntando sull’abbandono dei combustibili fossili e sulla mobilità sostenibile, elettrica e condivisa, a partire dalle città", commenta Federico Spadini, campagna trasporti di Greenpeace Italia.