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Smog città italiane: è già allarme nei primi 10 mesi del 2022

Smog città italiane: è già allarme nei primi 10 mesi del 2022

Per il rapporto Mal’aria di Legambiente lo smog nelle città italiane ha già raggiunto picchi preoccupanti con 3 centri da bollino rosso

Nei primi dieci mesi del 2022 lo smog nelle città italiane ha già raggiunto livelli allarmanti. A segnalarlo è il rapporto Mal’aria 2022 edizione autunnale. Verso città mobilità emissioni zero realizzato da Legambiente nell’ambito di Clean Cities, campagna che vede impegnata l’ong insieme ad altre realtà dell’ambientalismo europeo per raggiungere una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030. Nel nostro Paese l’emergenza smog nelle aree urbane è sempre più cronica e per contrastare il fenomeno il nuovo governo dovrà avviare la transizione green dei trasporti, principale causa dell’inquinamento nelle nostre città, fa presente Legambiente.

Smog nelle città italiane: è già allarme nei primi 10 mesi nel 2022
Foto: Kristijan Arsov @Unsplash

Smog nelle città italiane, il nuovo rapporto

Il nuovo dossier Mal’aria sullo smog nelle aree urbane italiane fa il punto sulla qualità dell’aria di 13 città al centro della campagna Clean Cities da inizio 2022 ai primi di ottobre. Guardando alla categoria di polveri sottili PM10, la soglia di 35 giorni da non superare con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo, è stata ampiamente superata con almeno una delle centraline, in tre delle 13 città analizzate.

Sono già in codice rosso Torino, Milano e Padova che si trovano fuori dai limiti di legge, rispettivamente con 69, 54 e 47 giornate di sforamento. Codice giallo, invece, per Parma (25), Bergamo (23), Roma (23) e Bologna (17) che hanno già consumato la metà dei giorni di sforamento. A seguire, le città di Palermo e Prato (15), Catania e Perugia (11) e Firenze (10), che sono già in doppia cifra.

Valori soglia superati ovunque

Nessuna delle 13 città italiane in cui viene monitorato lo smog nell’ambito di Clean Cities, rispetta poi i valori suggeriti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), sia per quanto riguarda il PM10 (15 microgrammi/metro cubo), sia per il PM2.5 (5 microgrammi/metro cubo), sia per il biossido di azoto (10 microgrammi/metro cubo).

Il PM10 ha una media annuale, eccedente il valore Oms, che oscilla dal +36% di Perugia, passando per città come Bari (+53%) e Catania (+75%), fino ad arrivare al +121% di Torino e +122% di Milano. Situazione ancora più critica per quanto riguarda il PM2.5, dove lo scostamento dai valori Oms oscilla tra il +123% di Roma al +300% di Milano. Male anche per il biossido di azoto: l’eccedenza dei valori medi registrati rispetto al limite fissato varia tra il +97% di Parma fino al +257% di Milano.

In Italia il 17% dei decessi europei per smog

L’impatto sulla salute dello smog è oramai noto. E l’Italia si è guadagnata un triste primato: l’inquinamento atmosferico fa più vittime nel nostro Paese che nel resto d’Europa. Secondo le ultime stime dell’Agenzia europea per l’ambiente, il 17% dei morti per inquinamento nel continente è infatti italiano (uno su 6).

Il preoccupante immobilismo della politica italiana davanti alle emissioni di biossido di azoto, dovute in gran parte al traffico veicolare, ci è costata già una condanna da parte della corte di Giustizia europea – ha dichiarato in un comunicato stampa Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente –. Dopo anni di richiami nessun governo è stato in grado di mettere in atto misure credibili per sanare un problema gravissimo, che ha causato più vittime della pandemia nell’anno 2020 e 2021”.

Le soluzioni di Legambiente

Per ridurre le emissioni inquinanti-climalteranti e lo smog nelle città italiane, Legambiente propone di adottare una serie di soluzioni. Si va dalla riduzione dei limiti velocità nelle autostrade da 130 a 100 km/h al potenziamento dell’offerta di mobilità pubblica, soprattutto del Trasporto Rapido di Massa.

La lista include anche l’elettrificazione del trasporto pubblico, il potenziamento dei servizi di sharing mobility in tutte le aree metropolitane e nelle città con oltre 30.000 abitanti, l’introduzione di servizi a chiamata per i comuni più piccoli e la diffusione delle nuove tecnologie digitali. Infine, l’implementazione delle Ztl (Zone a traffico limitato), ma soprattutto di Lez (Low emission zone) e Zez (Zero emission zone), seguendo il modello di Londra, Amsterdam, Parigi, Bruxelles o Anversa.


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