Serre su Marte, il primo passo per la terraformazione?

Con delle particolari serre su Marte potrebbe essere possibile rendere la terraformazione del pianeta più veloce ed efficace. Il cuore di questo nuovo progetto, ideato della GrowMars, è quello di utilizzare particolare alghe in grado di trasformare risorse presenti su Marte in plastica, adatta ad essere trasformata in serre con apposite stampanti 3D. Queste serre per alghe si compongono come mattoni, per costruire strutture di varie dimensioni, anche molto vaste. Purtroppo però, almeno secondo alcuni esperti, potrebbero non essere così facile.
Un progetto ambizioso per terraformare Marte
Come abbiamo già accennato, l’idea di costruire serre su Marte non è nuova, anzi, tecnicamente è impossibile qualsiasi altra soluzione: l’atmosfera del pianeta non è adatta a sostenere la vita, né vegetale né animale, il suolo non ha i nutrienti necessari a garantire il ciclo vitale di una pianta e, come se non bastasse, le radiazioni che colpiscono il pianeta possono essere letali. Con tutti questi fattori da tenere a mente, è facile capire perché le serre sembrano l’unica soluzione plausibile per sostenere una neonata civiltà marziana.
Qual è l’idea innovativa di Daniel Tompkins, allora? Creare dei blocchi di plastica trasparente, alla stregua di grossi mattoni, con i quali costruire strutture anche imponenti. Ciascuno di questi blocchi sarebbe un serra in miniatura, nella quale vengono coltivate alghe in grado di produrre plastica, che a sua volta viene impiegata per i mattoni. Questo circolo virtuoso dovrebbe, in teoria, non solo produrre i materiali necessari per la costruzione, ma anche liberare anidride carbonica nell’atmosfera, un processo necessario alla terraformazione del pianeta.
Suona tutto estremamente logico e interessante, ma potrebbero esserci diversi problemi con questo piano: innanzitutto molti hanno fatto notare che la presentazione, avvenuta il 25 luglio, mancava del supporto di studi scientifici. A dirla esiste un solo studio a riguardo, è lungo appena una decina di pagine e utilizza come riferimenti esperimenti di coltivazione sulla terra. Non si sa quante alghe andrebbero trasportate, quanta CO2 riuscirebbero effettivamente a produrre, dove prenderebbero l’ossigeno e l’acqua necessari per vivere. Meglio insomma essere cauti e aspettare che altri scienziati indipendenti facciano le loro valutazioni su quest’idea.
