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Scoperta la più grande prateria sottomarina sulla Terra grazie agli squali

Scoperta la più grande prateria sottomarina sulla Terra grazie agli squali

Installando delle telecamere sugli squali tigre, alcuni scienziati hanno individuato la più grande prateria sottomarina sui fondali oceanici

Anche se pensiamo di conoscere bene il nostro pianeta, esistono angoli che l’uomo fa fatica a esplorare. È il caso dei fondali oceanici più profondi. Proprio per la loro difficile accessibilità, fa ancora più notizia la scoperta della più grande prateria sottomarina della Terra mai individuata finora. Un vasto letto di piante tipiche degli abissi e di cui si sa ancora poco, ma che si rivelano risorse importanti per gli ecosistemi marini e per gli equilibri climatici del pianeta. A scoprirla, però, non sono stati degli scienziati e nemmeno dei robot sottomarini, bensì degli squali tigre con addosso delle telecamere.

Scoperto la più grande prateria sottomarina sulla Terra grazie agli squali
Foto: Benjamin L. Jones @Unsplash

La più grande prateria sottomarina sulla Terra

La scoperta della più grande prateria sottomarina mai individuata prima è stata fatta da un team di scienziati sui fondali del mar dei Caraibi, nei dintorni delle isole Bahamas. I risultati sono stati raccolti in uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications. Dai dati raccolti è emerso che potrebbe estendersi fino a 92mila km quadrati. Con questa aggiunta, la superficie di praterie sottomarine conosciute è aumentata in un colpo solo del 40 percento.

La scoperta mostra quanto poco abbiamo esplorato gli oceani, non solo in profondità, ma anche nelle aree più basse”, ha detto al Guardian uno dei coautori dello studio, Carlos Duarte, professore dell’Università di Scienza e Tecnologia “King Abdullah dell’Arabia Saudita”.

Per mappare le praterie sottomarine a volte si usano satelliti o aerei, ma queste soluzioni non funzionano quando le aree da osservare sono molto profonde e se le acque sono troppo torbide. Il compito diventa ancora più complesso se queste distese sono piccole oppure intrecciate con vegetazione di tipo diverso. C’è quindi incertezza sull’estensione complessiva: le stime vanno dai 160mila agli 1,6 milioni di km quadrati.

Squali tigre "cameramen"

Ecco perché per mappare quella che è diventato la più grande prateria sottomarina esistente, gli scienziati coinvolti nello studio hanno installato delle telecamere su alcuni squali tigre. Questi animali, oltre a essere molto feroci, sono infatti dei grandi esploratori dei fondali, caratteristica che li ha resi degli aiutanti perfetti. Tra il 2016 e il 2020, i ricercatori hanno trasformato sette squali nei loro occhi fissando sulle pinne dorsali un sistema di ripresa con satellite e tag radio.

Per far questo, i pesci sono stati pescati nel “modo più sicuro” esistente per non causare loro ferite, un’operazione di soli dieci minuti. L’attrezzatura è stata legata sul loro corpo usando delle fascette biodegradabili e un ancoraggio girevole in grado di resistere sei ore nell’acqua marina. Trascorso questo intervallo, la corrosione lo rompeva, liberando gli squali dal sistema di ripresa che così riemergeva in superficie per essere recuperato dagli scienziati.

Praterie sottomarine, una risorsa da studiare

Capire dove si trovino le praterie sottomarine è fondamentale per proteggerli dalla distruzione. Sebbene la scienza non conosca ancora tutti i loro segreti, è già noto che hanno un ruolo importante su più fronti. Innanzitutto, sono luoghi in cui molte specie marine trovano nutrimento. Supportano poi la pesca commerciale e costituiscono una zona cuscinetto contro l’erosione delle coste. Infine, assorbono notevoli quantità di carbonio blu, immagazzinandolo sui fondali. Quest’ultimo aspetto li rende una risorsa preziosa nella lotta al riscaldamento globale e alla crisi climatica.


Marco Rizza
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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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