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Che cos'è il carbonio blu

Che cos'è il carbonio blu

È la Co2 sequestrata da alcuni specifici ecosistemi costieri. L’assorbimento è così efficiente che la tutela di questi luoghi sta diventando importante

Con carbonio blu si intende l’anidride carbonica sequestrata e immagazzinata dall’atmosfera da alcuni ecosistemi tipici delle aree costiere. Nello specifico si tratta delle foreste di mangrovie, delle paludi salmastre e delle praterie di erbe sottomarine (quelle che crescono sui fondali, a ridosso delle coste). Dagli studi che si sono succeduti negli ultimi anni, è emerso che questo trio di ambienti al confine tra terra e oceano sono delle vere e proprie “spugne” di Co2. Per tale ragione, la loro conservazione e il loro ripristino, laddove siano state distrutte, potrebbero diventare operazioni importanti per contrastare riscaldamento globale e cambiamenti climatici.

Il carbonio blu è la Co2 sequestrata da alcuni specifici ecosistemi costieri. L’assorbimento è così efficiente che la tutela di questi luoghi sta diventando importante

Qualche dato

La capacità di assorbimento dell’anidride carbonica da parte di questi ecosistemi costieri viaggia a livelli più alti rispetto ad altri ecosistemi terrestri. Si stima ad esempio che il tasso di sequestro medio annuo delle mangrovie oscilli tra le sei e le otto tonnellate di Co2 equivalente per ettaro. Cifre che sono tra le due e le quattro volte superiori a quelle registrate nelle foreste tropicali mature.

Anche le distese di erbe sottomarine riescono a immagazzinare in ogni ettaro fino al doppio di Co2 rispetto a quella catturata dalle foreste terrestre. Nonostante questa vegetazione sui fondali rappresenti solo lo 0,2 percento degli oceani, può sequestrare circa il 10 percento di tutta la Co2 imprigionata nei sedimenti marini ogni anno. Secondo l’High Level Panel for a Sustainable Ocean Economy, proteggere e ricostruire questi ecosistemi potrebbe aiutare ad assorbire qualcosa come 1,4 miliari di tonnellate di emissioni ogni anno entro il 2050.

La Co2 nel suolo per millenni

Quasi tutto il carbonio blu sequestrato va a finire nel suolo. Si parla di una percentuale che rimbalza, a seconda dei casi, dal 50 al 99 percento della capacità di assorbimento complessiva di questi ecosistemi. Gli aspetti interessanti sono rappresentati dal fatto che viene imprigionata a profondità che possono arrivare fino a sei metri e, una volta messa in questa sorta di cassaforte, qui può rimanervi per moltissimo tempo, addirittura per alcuni millenni. Il resto della Co2 viene trattenuto dalla struttura delle piante (tronco, gambi, foglie e radici).

Dove si trovano gli ecosistemi

Le foreste di mangrovie sono caratteristiche delle fasce tropicali e subtropicali. Le più alte concentrazioni si trovano in Paesi come Indonesia, Australia, Messico, Brasile, Nigeria, Malesia, Myanmar, Papua Nuova Guinea, Cuba, India, Bangladesh e Mozambico. Le paludi salmastre, conosciute anche come paludi di marea, sono localizzate soprattutto in Europa, Nord America, Australia e alle più alte latitudini del Sud America e dell’Africa. Le praterie sottomarine sono invece presenti ovunque, eccetto che nel continente antartico. Ad oggi si conoscono oltre 60 specie di questa particolare vegetazione.

Cosa minaccia questi luoghi

Per mantenere elevata la quota di carbonio blu sequestrata, è necessario tutelare questi ecosistemi costieri. Oggi infatti sono minacciati da diverse attività umane: agricoltura, acquacoltura, sfruttamento delle foreste di mangrovie, inquinamento terrestre e marino e sviluppo urbanistico-industriale lungo le coste. Solo le mangrovie negli ultimi 50 anni sono diminuite tra il 30 e il 50 percento a livello globale e continuano a sparire a un tasso del 2 percento annuo.

Cosa fare per invertire la tendenza? Una strada che si sta percorrendo è provare a legare la protezione di queste aree alla vendita di crediti di carbonio. Si intende il meccanismo in base al quale chi inquina, ad esempio le grandi industrie, può compensare investendo in progetti che portino all’assorbimento delle emissioni rilasciate in eccesso nell’atmosfera. I soldi versati saranno sfruttati per difendere l’integrità degli ecosistemi e possibilmente per ampliarli. Un primo caso virtuoso è il progetto di conservazione delle mangrovie nella baia di Cispatá, in Colombia, dove ora le organizzazioni che lo curano stanno puntando ad estendere il programma di protezione ad altre tre aree del Paese sudamericano


Marco Rizza
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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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