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Il riscaldamento globale rischia di aumentare l'insonnia

Il riscaldamento globale rischia di aumentare l'insonnia

Tra i tanti effetti imprevisti del riscaldamento globale anche quello di aumentare l'insonnia e i problemi del sonno, secondo una nuova ricerca

Il riscaldamento globale del pianeta guidato dalla crisi climatica in atto potrebbe avere ripercussioni impreviste che vanno al di là degli effetti più visibili sugli habitat naturali e le specie viventi. Uno tra questi effetti deleteri collaterali sarebbe il possibile aumento dei casi di insonnia e di disturbi del sonno negli esseri umani. In una recente pubblicazione sulla rivista One Earth, alcuni ricercatori hanno studiato i possibili effetti dell’aumento delle temperature sulla qualità generale del sonno, con risultati poco incoraggianti.

riscaldamento globale insonnia
Foto: Cottonbro @Pexels

Riscaldamento globale e aumento di insonnia

Secondo i ricercatori, entro il 2099 il riscaldamento globale e il conseguente aumento delle temperature al di fuori della media ottimale potrebbero portare ad una riduzione da 50 fino a 58 ore di sonno all’anno. Ma non è solo questione di ore perse, anche la qualità oggettiva delle ore di sonno cala all’aumentare delle temperature.

Secondo lo studio, già quando le temperature raggiungo i 30°C, l’essere umano perde fino a 14 minuti di sonno ogni notte. Sempre all’aumentare delle temperature aumenta la probabilità di non riuscire a dormire almeno 7 ore: il minimo raccomandato per il buon funzionamento dell’organismo. In media, ogni abitante del pianeta starebbe già scendendo al di sotto delle 11 notti all’anno con meno di 7 ore di sonno.

Colpite le fasce più povere

L’insonnia e i disturbi del sonno causati dal riscaldamento globale inoltre non colpiranno tutti in modo equo. Nei paesi più sviluppati è possibile mitigare gli effetti del clima grazie all’utilizzo di condizionatori d’aria o ventilatori. Gli effetti dell’aumento delle temperature, stimano i ricercatori, colpiranno più duramente i paesi più poveri e le fasce più deboli della popolazione che non hanno la possibilità di rinfrescare il luogo dove dormono durante la notte.

Il corpo di una donna inoltre tende a raffreddarsi prima la sera rispetto a quello di un uomo, il che significa che le donne potrebbero essere in futuro più soggette a perdita di sonno rispetto agli uomini. Secondo Kelton Minor, dell’Università di Copenaghen che ha condotto la ricerca, potrebbe trattarsi “solo della punta dell’iceberg” perché le stime condotte dai ricercatori sarebbero state decisamente conservative.

Fonti: One Earth

Le informazioni contenute in questo articolo sono da intendersi a puro scopo informativo e divulgativo e non devono essere intese in alcun modo come diagnosi, prognosi o terapie da sostituirsi a quelle farmacologiche eventualmente in atto. In nessun caso sostituiscono la consulenza medica specialistica. L’autore ed il sito declinano ogni responsabilità rispetto ad eventuali reazioni indesiderate.


denis venturi
Denis Venturi
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Laureato in Scienze Politiche e Comunicazione Pubblica, ha lavorato in radio e nel tempo libero si dedica alla scrittura creativa. Da sempre appassionato di cultura, scienza e tecnologia è costantemente a caccia di nuove curiosità in grado di cambiare il mondo in cui viviamo.
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