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Riforestazione: come si fa in modo consapevole?

Riforestazione: come si fa in modo consapevole?

Uno studio rivela come si fa a praticare una riforestazione intelligente tenendo conto di fattori come età della pianta o luogo prescelto

Assorbimento di gas serra e di inquinanti, refrigerio durante le calure estive, smorzamento di precipitazioni intense, riduzione dell’erosione, benessere fisico e psicologico. Abbiamo ormai numerose conferme di questi e altri effetti benefici dati da una sana ed equilibrata copertura verde. Ultimamente, il primo di questi in particolare ha attirato anche l’attenzione del mondo politico: basti pensare ai $ 16 miliardi stanziati da Unione Europea e altri 26 Paesi a sostegno delle foreste in occasione della COP27.

Tutto questo ha fatto sbocciare progetti di rimboschimento in tutto il mondo. Ma, come in tutte le cose, è bene che l’intenzione sia affiancata da un metodo. Perché non mancano esempi di progetti come questi che si sono rivelati fallimentari o pura propaganda, o anche studi che ne evidenziano possibili effetti negativi.

Allora, come si fa a mettere in pratica una riforestazione intelligente? Alcuni studi condotti da diverse Università in vari Paesi hanno cercato di dare una risposta a questa domanda.

riforestazione come si fa
Foto: Joe@Pixabay

Ci vogliono le giuste specie e il giusto posto

Specie native, che crescono in aree esposte, ostacolano la diffusione di erbe infestanti, e attirano animali che disperdono i semi dopo aver mangiato i frutti, sono perfette per fare da apripista in aree da riforestare. L’Università di Chiag Mai lo ha confermato con un esperimento condotto in Australia: un arbusto della foresta pluviale chiamato "cuore sanguinante" (Homalanthus novoguineensis) ha delle radici che dissolvono il suolo, foglie che aggiungono nutrienti al terreno e frutti di un verde carnoso che attirano gli animali.

In Brasile, nelle aree di miniere dismesse, la Wageningen University & Research ha constatato che anche il posto fa la differenza. Le piante collocate su mucchi di sterili sono cresciute poco e difficilmente, a causa di un suolo tossico e dissestato, ma quelle piantumate in miniera o vicine agli alberi rimasti sono cresciute molto meglio.

Come si fa una riforestazione in grandi aree? Meglio poche specie, ma buone

Rimboschire grandi aree può essere gravoso da un punto di vista economico. E allora come si fa a riforestarle? La risposta è che non per forza si devono seminare grandi quantità di piante in un colpo solo. La vita è più forte di quanto si pensi: a volte bastano piccoli nuclei di partenza, il resto viene da sé.

È quello che è stato osservato dall’Università della California di Santa Cruz in 13 siti sperimentali nel Costa Rica: piccoli gruppi di partenza hanno significato più luce e più spazio per nuove nascite, che a loro volta si sono tradotti non soltanto in intere foreste, ma anche in una più ricca biodiversità.

Serve una collaborazione con le comunità locali

Un conto è parlare di riforestazione in aree precedentemente occupate da attività agricole o estrattive di grandi compagnie multinazionali. Un altro conto è in zone che popolazioni native usano per il pascolo e le coltivazioni. Una foresta può significare tante risorse utili per una comunità, dal legno fino alla selvaggina, come è stato osservato in Tanzania dall’Università di York. Ma la comunità deve essere d’accordo e, in caso, partecipare all’intero progetto.

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Foto: Joe@Pixabay

Un vecchio albero vale più di tanti più giovani

Si potrebbe pensare che cinque alberi possano compensare il taglio di uno soltanto, ma non è detto. Specialmente se quei cinque alberi sono giovani e quell’unico tagliato ha molti inverni alle spalle, c’è un’enorme differenza in termini di biodiversità e assorbimento di carbonio.

Lo spiega bene l’ecologo forestale Simon Lewis dello University College di Londra: “Si corre il rischio che, mentre i Paesi puntano all’obbiettivo di arrestare la deforestazione, le foreste vetuste continuano ad essere tagliate e poi rimpiazzate da un’altra parte.” La deforestazione netta sarebbe nulla, “ma una foresta ad alta biodiversità e alto assorbimento di carbonio sarebbe rimpiazzata da una a capacità più basse”.


Enrico Becchi
Enrico Becchi
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Scrittore, divulgatore scientifico, giornalista. Con quello che scrivo e racconto cerco di rendere le persone consapevoli di sé stesse e del mondo spaziando fra tanti ambiti, fra le scienze naturali e le scienze di frontiera.
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