Il report ISPRA segna un aumento della produzione dei rifiuti speciali dopo il rallentamento imposto dalla pandemia con in testa la Lombardia.
Durante la pandemia provocata dal Covid-19, sembrava dovesse sorgere una nuova società più sostenibile dal punto di vista sociale ed ambientale. Tuttavia, una volta terminato il periodo di emergenza sanitaria e ripresa la solita vita quotidiana, i cambiamenti non sono stati molto significativi. Anche la produzione di rifiuti speciali è tornata a crescere, registrando dei picchi soprattutto in Lombardia.
Il report ISPRA sui rifiuti speciali
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha presentato gli ultimi dati relativi ai rifiuti speciali. Secondo il report, nel 2021 è stato registrato un aumento significativo nella produzione dei rifiuti speciali. Ci si poteva aspettare un risultato simile, considerando che la pandemia aveva causato il fermo della maggior parte delle attività economiche.
Tuttavia, i numeri legati alla crescita produttiva dei rifiuti speciali sono comunque da capogiro. Infatti, l’aumento è pari al 12,2%, che corrisponde a circa 18 milioni di tonnellate. In questo modo, la produzione dei rifiuti speciali ha raggiunto 165 milioni di tonnellate complessive.
La crescita in Lombardia
L’aumento della produzione dei rifiuti speciali nel 2021 non è stato omogeneo in tutta Italia. Infatti, alcune regioni hanno visto una crescita maggiore rispetto ad altre. Nello specifico, numeri da record sono stati registrati in Lombardia, dove sono stati prodotti 34,7 milioni di tonnellate di rifiuti speciali. Seguono altre due regioni dell’Italia più settentrionale: il Veneto (18 milioni di tonnellate) e l’Emilia Romagna (14,6 milioni di tonnellate).
In Centro e Sud Italia la produzione di rifiuti speciali è minore, probabilmente per via delle specializzazioni dei settori in cui operano le imprese e le industrie. In Centro Italia la regione che produce il maggior numero di rifiuti speciali è il Lazio (10,2 milioni di tonnellate), mentre in Sud Italia è la Puglia (11,4 milioni di tonnellate).
La principale fonte di rifiuti speciali
La maggior parte dei rifiuti speciali registrati dal report dell’ISPRA proviene dalle attività di costruzione e demolizione (il 47,7%, circa 78,7 milioni di tonnellate). Tuttavia, l’ente segnala anche che per questa tipologia di rifiuto è in gran parte riciclata (80,1%) arrivando a superare l’obiettivo del 70% prefissato dalla normativa per il 2020.
I materiali vengono principalmente riutilizzati per la produzione di rilevati e sottofondi stradali. Circa il 5,7% del totale gestito dagli impianti viene destinato allo smaltimento (circa 10,2 milioni di tonnellate). Nel Nord Italia sono presenti 5.928 impianti per la gestione dei rifiuti speciali, mentre in Centro Italia ne sono presenti 1.899 e nel Sud Italia 2.936.
Una gestione da migliorare
Per quanto le percentuali di riciclo dei materiali siano alte, per diversi rifiuti speciali è ancora possibile migliorare. Infatti, il report spiega che, oltre ai rifiuti contenenti amianto, presentano criticità anche i veicoli e gli pneumatici fuori uso, i fanghi di depurazione delle acque reflue e i rifiuti sanitari (per cui la normativa privilegia lo smaltimento).