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Raffreddamento globale prima del global warming: com’era il clima 6000 anni fa?

Raffreddamento globale prima del global warming: com’era il clima 6000 anni fa?

Archivi naturali e modelli climatici a confronto, per capire se prima di oggi si era innescato o no un naturale raffreddamento globale

Quando si parla di cambiamento climatico, si intende un riscaldamento del clima repentino, avvenuto per lo più negli ultimi 100-200 anni, causato da molte attività umane insostenibili. Misurazioni ed evidenze a parte, ciò che fa affermare questo a una buona fetta della comunità scientifica è anche il confronto con i cambiamenti del clima naturali avvenuti in passato. Uno studio recente sembra confermare un’ipotesi già proposta: prima del riscaldamento attuale, si era naturalmente innescato un raffreddamento globale.

raffreddamento globale
@envatoelements

Metodi moderni e antiche informazioni

La ricerca è stata pubblicata su “Nature” lo scorso 15 febbraio. Gli autori hanno cercato di costruire un quadro di come è variato il clima della Terra negli ultimi 6000 anni, mettendo insieme due tipi di approcci: archivi naturali e modelli climatici.

Gli archivi naturali, per esempio, sono anelli di crescita degli alberi, sedimenti, coralli, formazioni rocciose come le stalattiti, fossili, pollini o bolle d’aria intrappolati nel ghiaccio. Se la temperatura dell’aria durante la stagione di crescita è bassa, l’anello del tronco di un albero risulta più sottile. Allo stesso modo, a seconda della temperatura dell’acqua, cambia la composizione chimica dei gusci di conchiglie o microrganismi. Ecco perché sono utili indizi sul clima del passato.

I modelli climatici, invece, sono modelli matematici che simulano il sistema climatico della Terra. Possono essere usati per studiare le condizioni presenti, per stimare quelle future, o per ricostruire quelle passate. In questo ultimo caso, per funzionare hanno bisogno dei dati forniti dagli archivi naturali.

Raffreddamento globale: archivi e modelli a confronto

In questo nuovo studio, gli autori hanno cercato di tenere conto di due importanti tipi di fenomeno. Da un lato fenomeni naturali che possono influenzare il clima, tipo eruzioni vulcaniche, radiazione solare, o moti astronomici della Terra. Da un altro lato, fenomeni di retroazione tipo le variazioni del ghiaccio marino o della copertura vegetale.

Su un punto sono piuttosto sicuri: circa 6000 anni fa, c’era meno ghiaccio marino nell’Artico e più vegetazione rispetto al 19° secolo. Questo può aver significato un minor albedo (capacità di riflettere la luce), e quindi più riscaldamento.

Sulla temperatura, però, archivi naturali e modelli danno risposte contrastanti. Secondo i primi, 6000 anni fa la temperatura media era 0.7 °C più alta del 19° secolo, ma poi si è innescato un raffreddamento globale, interrotto nel periodo della Rivoluzione Industriale. Secondo i modelli, c’è stata invece una tendenza generale al riscaldamento, insieme ad un aumento di CO2, dall’avvento dell’agricoltura in poi.

Migliorare i modelli per migliorare le previsioni

Archivi naturali e modelli hanno i loro pregi e difetti. I primi non sono equamente distribuiti nel mondo nello spazio e nel tempo. I secondi non riescono a simulare ogni dettaglio del clima.

Però, in questo studio, i ricercatori hanno visto che i modelli funzionano meglio se considerano anche fenomeni di retroazione come la copertura vegetale. Forse 6000 anni fa si era innescato davvero un raffreddamento globale, e migliorare i modelli aiuterà a capire questo e il clima del futuro.


Enrico Becchi
Enrico Becchi
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Scrittore, divulgatore scientifico, giornalista. Con quello che scrivo e racconto cerco di rendere le persone consapevoli di sé stesse e del mondo spaziando fra tanti ambiti, fra le scienze naturali e le scienze di frontiera.
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