Quali sono i vulcani attivi in Italia?
Quando riflettiamo sui vulcani attivi d’Italia il pensiero corre subito a Etna e Vesuvio, ma la verità è che il panorama è molto più ampio. Guardando alla superficie e sotto i mari, infatti, il nostro Paese ospita un totale di circa 70 vulcani. Anche solo concentrandoci su quanto accade al di sopra delle acque, poi, i giganti di fuoco non ancora considerabili estinti sono circa una decina.
Vulcani attivi in Italia
La lista dei vulcani attivi d’Italia si apre con Etna, Stromboli e Marsili. Il primo, con i suoi 3.300 m di altezza, vanta il titolo di vulcano più alto d’Europa ed è protagonista di eruzioni sia esplosive, sia effusive, ovvero con colate di lava più tranquille. Gli intervalli tra le attività sono molto variabili e vanno da pochi mesi a circa 20 anni.
Stromboli, invece, erutta in modo caratteristico, definito “attività stromboliana”. Espelle brandelli di lava, cenere e lapilli a intervalli regolari di 10-30 minuti fino a qualche centinaio di metri d’altezza. La quantità di energia liberata è piuttosto contenuta. L'ultimo gradino del podio è occupato dal Marsili, il gigante attivo sotto la superficie del Tirreno, che copre un’area di 2.100 km2 tra Palermo e Napoli.
Altri vulcani attivi in Italia
L'elenco dei vulcani attivi in Italia si allarga se guardiamo anche a quelli quiescenti. Questi ultimi mostrano segni di attività vulcanica e si trovano in una fase di riposo, che non eguaglia quella massima mai registrata. Non possono, quindi, essere definiti estinti. Tra questi rientrano:
- Vesuvio
- Campi Flegrei
- Colli Albani
- Ischia
- Lipari
- Vulcano
- Panarea
- Isola Ferdinandea •
- Pantelleria
Tra questi Vesuvio e Campi Flegrei sono i più noti e si trovano a oggi in condizioni di condotto ostruito. Vanno, però, tenuti in considerazione anche i fenomeni di vulcanesimo secondario, che si manifestano con emissioni di gas e acqua ad alta temperatura. Le fumarole tipiche dei Campi Flegrei sono particolarmente note.
Pericolo vulcani attivi in Italia
I vulcani in Italia sono costantemente monitorati e particolare attenzione è riservata a quelli attivi. Per quanto prevedere un’eruzione vulcanica con certezza non sia possibile, esistono dei segnali precursori che possono alzare lo stato di allerta. Il livello di rischio nell’ambito si calcola, comunque, basandosi su probabilità che il vulcano erutti, quantità di persone, infrastrutture ed attività econmiche esposte, ed entità dei danni in cui queste potrebbero incorrere.
Le strategie di prevenzione sono, dunque, fondate sulla diramazione di allerte precoci e sulla consapevolezza che in determinati ambienti il rischio zero non esiste. La possibilità che i segni non abbiano seguito o che questi manchino del tutto rimane da considerare.
In Italia, oltre ai vulcani attivi e a quelli quiescenti, se ne contano anche molti spenti o estinti. Tra questi rientrano Salina, Monte Amiata, Vulsini, Monti Cimini, Monti Sabatini, Vico,, Isole Pontine, Roccamonfina, Ventotene e Vulture. Nella stessa categoria si possono includere anche alcuni giganti sottomarini, come Magnaghi e Vavilov, entrambi localizzati nel Tirreno meridionale, a circa 70 km l’uno dall’altro.
