A causa di questo particolare momento storico che stiamo vivendo, i consumi e la produzione industriale si è terribilmente contratta e tra i vari risultati è stato il calo della domanda di petrolio che, per la legge della domanda e offerta, ha causato un calo repentino del prezzo del petrolio fino a raggiungere la quota inferiore allo zero: sottocosto.
A causa della forte riduzione della produzione industriale dovuta a questo momento di quarantena mondiale, il petrolio prodotto è maggiore non solo di quello che viene consumato ma stavolta anche di quello che sarebbe possibile immagazzinare da parte dei trader. I trader sono quelle compagnie che comprano il petrolio grezzo per poi trasformarlo nei suoi derivati, oppure sono società che commerciano petrolio per finalità finanziarie.
A seguito di questa inaspettata situazione, i grandi produttori di greggio sono obbligati a pagare i trader per poter sostenere questi costi addizionali di stoccaggio e da questo fatto l’incredibile situazione del petrolio a costo negativo, unica nella storia dell’umanità.
Molte organizzazioni ambientali hanno preso la palla al balzo e hanno puntato ancora una volta il dito sui combustibili fossili come, a loro parere, una risorsa energetica obsoleta e pericolosa per il pianeta.
La domanda è se veramente un sistema che si basa sulla produzione continua, anche a costo di perdere denaro ma sempre a discapito del pianeta, sia veramente qualcosa di corretto oppure da ripensare anche alla luce di quello che sta accadendo oggi.
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E’ importante riflettere e ripensare il modello produttivo mondiale anche sulla base di un nuovo approccio che tenga conto del bene del pianeta e degli equilibri che di riflesso permetteranno di vivere in armonia con esso.
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