Previsioni sugli obiettivi climatici: gli sforzi ancora non bastano
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Secondo un report di Climate Action Tracker le previsioni sugli obiettivi climatici non fanno ben sperare. Molti Paesi hanno fatto promesse, ma, spesso, i fatti hanno disatteso le aspettative. La realtà mostra una situazione critica in cui i traguardi fissati dal Paris Agreement sono lontani. Le possibilità di intervento non mancano, ma, perché non venga raggiunto il punto di non ritorno, urge un cambio di passo.
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Promesse sugli obiettivi climatici:
Le previsioni sugli obiettivi climatici presentate dall’ONG Climate Action Tracker offrono inquietanti spunti di riflessione. La neutralità carbonica sembra essere un obiettivo comune, ma la strada è ancora lunga. I Paesi responsabili di tre quarti delle emissioni hanno preso impegni per ridurle. Gli USA aspirano a dimezzare le emissioni rispetto al 2005 entro il 2050. Altri Paesi, fra cui Canada, Argentina e Giappone mirano a obiettivi altrettanto ambiziosi e la Cina si è impegnata a ridurre in modo significativo l’utilizzo del carbone. Molte nazioni non hanno, però, ancora un vero piano e, anche dove presente, le politiche concrete sono carenti.
Gli sforzi per il clima:
Secondo le previsioni sugli obiettivi climatici di Climate Action Tracker, il futuro è ancora incerto. In base ai nuovi target fissati dai Paesi più ricchi l’aumento di temperatura del pianeta entro il 2100 dovrebbe attestarsi intorno ai 2.4 °C. Si tratta di un miglioramento rispetto ai 2.6 °C stimati, ma non è sufficiente. Secondo Bill Hare da Climate Analytics l’Accordo di Parigi sta rivoluzionando il panorama mondiale, ma i governi devono urgentemente intensificare le azioni. Paesi come India, Corea del Sud e Nuova Zelanda non hanno ancora presentato un piano nazionale a lungo termine. Altri, fra cui Russia e Messico, ne hanno proposti di molto deboli.
Il futuro degli obiettivi:
Perché le previsioni sugli obiettivi climatici possano migliorare sono necessari interventi immediati. La prossima decade sarà cruciale. Se le emissioni continuassero a crescere al ritmo degli anni precedenti, infatti, entro la fine del secolo l’aumento di temperatura globale toccherebbe i 2.9 °C. La soglia di sicurezza verrebbe dunque abbondantemente superata e scenari catastrofici, quanto irreversibili, sarebbero inevitabili. Niklas Höhne di NewClimate Institute ha affermato che è vitale che tutti i governi inizino a considerare il clima come un’emergenza. Al centro dell’attenzione ci sono poi i finanziamenti. Il contributo delle nazioni più ricche è infatti fondamentale perché tutti i Paesi possano raggiungere gli obiettivi, ma, per ora, le offerte non si sono dimostrate adeguate.
Le previsioni sugli obiettivi climatici non devono essere considerate infallibili, ma non possono essere ignorate. A novembre la COP26 a Glasgow costituirà un importante tavolo di confronto. La pandemia ci sta offrendo l’occasione di ripensare la nostra economia. Senza concreti interventi le proiezioni si tramuteranno in sentenze e, a quel punto, il tempo perduto non avrà più nessun valore.
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