Plastica, ne basta poca per uccidere gli animali marini
Nelle acque c’è troppa plastica e questo si ripercuote sugli animali marini. A ribadirlo ci ha pensato uno studio pubblicato in Proceedings of the National Academy of Sciences che ha provato a rispondere a un interrogativo: quanta plastica possono ingerire gli abitanti di mari e oceani prima di morire? I parametri sono apparsi diversi da specie a specie ma le risposte hanno sollevato preoccupazioni e ora gli scienziati chiedono interventi.

Che effetto ha la plastica sugli animali marini?
A concentrarsi nuovamente su quanto la plastica sia pericolosa per gli animali marini ci ha pensato un team di Ocean Conservancy. I ricercatori hanno insistito sul fatto che ogni anno entrano negli oceani circa 11 milioni di tonnellate di plastica. Gli inquinanti si frammentano in pezzi talvolta di diametro inferiore ai 5 millimetri, definiti microplastiche, che raggiungono anche i luoghi più remoti della terra.
Questi finiscono per essere ingeriti da mammiferi, uccelli e tartarughe marine. Tali pezzi di materiali possono perforare gli organi, bloccarli o causare torsioni letali del tratto digestivo. La dose di letalità dipende da dimensioni dell’animale, caratteristiche della specie e tipo di plastica ingerita, ma appare molto inferiore a quanto la comunità scientifica si aspettasse.
Plastica: i rischi per gli animali marini
Nel nuovo studio sulla letalità della plastica sono state analizzate 10.000 autopsie effettuate su animali marini. Tra questi rientravano 1.537 esemplari di 57 specie di uccelli marini, 1.306 tartarughe marine appartenenti a tutte le 7 specie conosciute e 7.569 individui di 31 specie di mammiferi. I primi animali sono apparsi particolarmente vulnerabili alla gomma sintetica, spesso utilizzata per i palloncini. 6 pezzi di quest’ultima delle dimensioni di un pisello si sono mostrati letali per il 90% dei volatili.
Per le tartarughe la morte diventava probabile al 90% con l’assunzione di 342 frammenti di plastica morbida, come quella utilizzata per realizzare le borse monouso. I mammiferi sono risultati infine correre pericoli soprattutto a causa dei rifiuti della pesca. 28 pezzi di tali detriti di dimensioni inferiori a quelle di una pallina da tennis lasciano infatti ai capodogli solo il 10% di chance di sopravvivenza.
Come ridurre i danni della plastica sugli animali marini
Per tenere gli animali marini al sicuro della plastica è necessario in primis limitare la quantità di inquinanti immessi nelle acque ogni anno. La presenza di inquinanti negli organismi delle varie specie è infatti risultata troppo massiccia. Ad aver ingerito plastica sono risultati essere metà delle tartarughe, un terzo degli uccelli marini e un mammifero su otto.
Metà degli animali accidentalmente contaminati appartenevano per altro alla lista delle specie in pericolo dell’International Union for Coonservation of Nature. Capire quali inquinanti sono maggiormente letali per le diverse specie dovrebbe ora aiutare le autorità a mettere a punto strategie di intervento mirate, da integrare con i provvedimenti necessari a livello globale.
Gli effetti che la plastica ha sugli animali marini fanno suonare un campanello d’allarme per l’intero pianeta. Nicholas Mallos, fra gli autori dello studio, ha specificato che l’eccessiva presenza di inquinanti rappresenta una minaccia per la biodiversità e per la vita sulla Terra. Le azioni di pulizia di spiagge, coste e tratti di mare si sono già dimostrate efficaci ma ora appare necessario un cambio di passo della comunità internazionale.






