PLA: la bioplastica da canna da zucchero non sarebbe sicura per l'ambiente
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I rifiuti prodotti dalla plastica hanno ormai letteralmente raggiunto ogni angolo della Terra, dai più profondi fondali marini alle più alte vette dell'Himalaya per arrivare a permeare persino il sangue dei nostri animali e dei nostri bambini. La necessità di ridurre l’inquinamento da plastica ha portato a realizzare alternative più ecocompatibili in grado di decomporsi più rapidamente in natura della plastica di origine fossile.
Tra le bioplastiche più comuni oggi troviamo il poli-L-lattide o PLA, realizzato a partire dalla canna da zucchero. Secondo un nuovo studio condotto dall’Università di Gothenburg in Svezia, anche la bioplastica prodotta da canna da zucchero avrebbe ripercussioni negative sull’ambiente.
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Cos’è il PLA, la bioplastica prodotta dalla canna da zucchero
La plastica PLA (acronimo di poli-L-lattide) è un tipo di bioplastica derivata principalmente dalla canna da zucchero o dal mais. È un materiale termoplastico che può essere prodotto dalla fermentazione del glucosio estratto da fonti vegetali. Il PLA è biodegradabile e viene considerato in genere un'alternativa più ecologica ed ecosostebile rispetto alla plastica tradizionale derivata dal petrolio. Il PLA è utilizzato generalmente per imballaggi alimentari e industriali, stampe 3D, fibre tessili e prodotti di uso medico.
Anche il PLA sarebbe pericoloso per l’ambiente
Anche la bioplastica prodotta dalla canna da zucchero come il PLA avrebbe un impatto negativo sulla vita marina e un potenziale impatto sugli ecosistemi. Secondo i ricercatori svedesi infatti l’esposizione a microparticelle di PLA avrebbe profondamente cambiato il comportamento di alcuni pesci persici durante mesi di sperimentazione, con reali ripercussioni sul loro comportamnto.
Per mesi alcuni pesci persici sono stati esposti a una dieta contenente il 2% microparticelle di bioplastica prodotta da canna da zucchero nella loro fase di alimentazione: un livello standard utilizzato per stabilire anche gli effetti della plastica ordinaria. Ebbene, i pesci esposti a microparticelle di PLA avrebbero riportato ridotte capacità di movimento e di formare banchi di pesci coi propri simili oltre all’incapacità di reagire prontamente a segnali di pericolo.
La bioplastica PLA non sarebbe una opzione ecologicamente sostenibile
L’effetto della PLA sui pesci persici sarebbe un chiaro indizio di come anche la bioplastica PLA, e altre plastiche simili prodotte da canna da zucchero o fonti vegetali, potenzialmente rischiano di non essere una opzione ecologicamente sostenibile e quindi non essere una reale alternativa alla plastica di origine fossile. “Vediamo che il PLA non è innocuo per i pesci, quindi non dovrebbe essere venduto come un’alternativa ecologica alla plastica ordinaria” è la posizione di Azora König Kardgar, dottoranda presso l’Università di Gothenburg che ha condotto la ricerca.
Non si tratta chiaramente di una ricerca esaustiva e conclusiva sugli effetti del PLA sull’ambiente e gli ecosistemi, ma sicuramente apre degli interrogativi sulla sicurezza dei materiali bioplastici come alternativa veramente ecologica. Nel loro documento, i ricercatori svedesi hanno dichiarato l’esigenza di ulteriori studi sui possibili effetti della bioplastica sulla vita marina e non solo.
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