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Pesca a strascico: un impatto devastante anche per le emissioni

Pesca a strascico: un impatto devastante anche per le emissioni

La pesca a strascico rappresenta una piaga per mari e oceani. Secondo uno studio le emissioni a essa imputabili sono paragonabili a quelle dei voli aerei.

Un recente studio ha mostrato, ancora una volta, quanto la pesca a strascico possa essere devastante. Il suo impatto sulla biodiversità è ben nota, ma ora gli scienziati si sono concentrati sulle emissioni di CO2 e i dati sono allarmanti. Gli oceani sono un patrimonio in pericolo ma l’umanità ha tutti gli interessi, ambientali ed economici, a rendere concreti i progetti di protezione.

Pesca a strascico ed emissioni

Dati allarmanti:

In una ricerca pubblicata su Nature un team internazionale di 26 esperti ha analizzato l’impatto climatico della pesca a strascico. Le enormi reti trascinate sui fondali marini devastano interi ecosistemi, decimando le specie a rischio e distruggendo l’ambiente. Il paper ha, però, ora mostrato che a essere estremamente dannoso è anche il contributo di questa pratica alle emissioni. Ogni anno, infatti a causa di essa vengono liberate tra 0,6 e 1,5 gigatonnellate di CO2. Nel 2019 i voli aerei ne hanno rilasciate 918. La maggioranza del danno si verifica nel 4% dei mari e la nazione leader di questa triste classifica è la Cina, seguita da Russia e Italia.

Un patrimonio in pericolo:

La pesca a strascico sta minacciando un ambiente fondamentale. Gli oceani ha spiegato Trisha Atwood, coautrice dello studio, rappresentano il più importante deposito di carbonio del pianeta. Occupano il 70% della superficie terrestre e assorbono il 90% del calore intrappolato sulla Terra per il gas serra. La pesca a strascico mina l’intero sistema. Il carbonio immagazzinato nei fondali viene infatti liberato nell’acqua, rendendola più acida e inficiandone la produttività. Solo il 7% degli oceani risulta tutelato, ma le aree minacciate sono molte di più. Gli scienziati hanno dunque messo a punto un algoritmo per individuare quali proteggere strategicamente per ottenere i maggiori vantaggi.

I progetti:

Contenere le conseguenze della pesca a strascico è una questione di massima urgenza. Lo scopo principale della ricerca era proprio fornire ai governi delle linee guida. Enric Sala, leader dello studio, ha spiegato che la salute degli oceani per l’uomo è fondamentale. Proteggerli in modo adeguato significa dunque aumentare sia l’assorbimento di CO2, sia la disponibilità ittica. La previsione è che la biomassa di pesce possa crescere di 6 volte in 10 anni. La priorità è intervenire sulle regioni che praticano la pesca industriale su ampia scala e sulle Zone Economiche Esclusive. L’obiettivo è proteggere il 30% dei mari entro il 2030, ma sarà necessaria una stretta cooperazione internazionale.

La pesca a strascico rischia seriamente di compromettere l’integrità di mari e oceani. Tergiversare in nome di una temuta insicurezza alimentare non è più possibile. A maggio si terrà a Kunming la Conferenza dell’ONU sulla biodiversità e i Paesi mirano a siglare un accordo per la protezione dei mari. Farlo prima che le terribili reti, fonti di guadagno per molti, diventino trappoli mortali anche per l’umanità, è ormai vitale.


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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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