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Perché mangiamo sempre di più da soli

Perché mangiamo sempre di più da soli

È un dato di fatto, oggi mangiamo sempre di più da soli. Ma qual è la ragione? Ce ne sono diverse che vanno di pari passo con il cambiamento del costume.

Mangiamo sempre di più da soli e la cosa ci piace pure! Nel nostro paese questa tendenza si comincia solo ora a percepire ma, per esempio, negli States è diventata una realtà assodata. Cosa c’è sotto?

Mangiare da soli, il risultato di un cambiamento profondo

L’evoluzione che ha portato alla sempre maggiore diffusione di questa tendenza trova le sue origini nel secondo dopoguerra, in cui le dinamiche familiari e lavorative hanno subito una variazione sostanziale. Le donne hanno, sistematicamente, trovato un impiego al di fuori delle mura domestiche, comportando un'ulteriore riduzione delle occasioni di trascorrere un pasto con tutta la famiglia. Senza contare che i ritmi incalzanti della società odierna hanno condotto ad una perdita del valore granitico e indiscutibile del pasto conviviale, con un suo passaggio graduale da norma ad eccezione.

La celebrazione del cibo, al giorno d’oggi, fatica a trovare spazio in giornate sempre più piene e ricche di impegni. Prendersi del tempo per consumare un pasto, risulta talvolta impossibile, talvolta sconveniente. Sempre di più i casi in cui si mangia un boccone direttamente seduti alla scrivania oppure per strada tra una commissione e l’altra. Causa e conseguenza di questo nuovo modo di intendere il cibo anche quella che Oltreoceano chiamano snackification del cibo. Ogni portata diventa snack, progettata per essere consumata fugacemente senza disturbare gli impegni della giornata.

Mangiamo da soli e non ci dispiace

Di contro, tuttavia, sarebbe errato parlare di un impoverimento sociale in termini di relazioni e senso comunitario. A cambiare non son tanto i valori umani quanto i canali. Le reti sociali, oggi, si reggono su media differenti in cui la presenza risulta superabile. Infatti, il pranzo apparentemente solitario di quell’uomo d’affari seduto al tavolino, potrebbe comprendere in realtà una videochiamata alla moglie, un sms ai figli e una telefonata al medico per un consulto a proposito di quel fastidioso mal di schiena. Il concetto stesso di solitudine alla base di queste considerazioni andrebbe riconsiderato, verso l’idea di oggetto multiforme e non più chiaramente definito.

Tuttavia, anche nei casi di una più chiara e dichiarata solitudine, mangiare accompagnati solo da noi stessi pare non dispiacerci poi così tanto. Un pasto da soli si trasforma nell’occasione per dedicarsi del tempo e prendersi una pausa del mondo. Giudicare degli usi nuovi sempre più lontani dalla tradizione richiede sempre qualche sforzo, ma forse è il caso di aprirsi al cambiamento ed essere indulgenti, il nuovo, si sa, non può avere solo lati negativi!


Fabrizio Inverardi
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Chitarrista, motociclista, da sempre appassionato di scienza, tecnica e natura. Sono laureato in Psicologia del Lavoro e della Comunicazione. Curioso per natura amo i viaggi, il buon vino e scoprire cose nuove. Da qualche anno nel settore del marketing digitale e della comunicazione.
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Chitarrista, motociclista, da sempre appassionato di scienza, tecnica e natura. Sono laureato in Psicologia del Lavoro e della Comunicazione. Curioso per natura amo i viaggi, il buon vino e scoprire cose nuove. Da qualche anno nel settore del marketing digitale e della comunicazione.
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