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Perché il prezzo del pellet è aumentato?

Perché il prezzo del pellet è aumentato?

Per capire perché il prezzo del pellet è aumentato bisogna partire dalla guerra in Ucraina e andare a vedere le conseguenze che ha innescato

Chi pensava di affrontare il caro energia dell’inverno 2022-2023 riscaldando la casa con la stufa a pellet sta avendo una brutta sorpresa. I sacchi del combustibile derivato dalla lavorazione del legno sono arrivati a costare molto di più. Secondo l’associazione Altroconsumo, addirittura del 140% rispetto ai prezzi dell'anno scorso, con picchi fino al 300% in più. Ma perché il prezzo del pellet è aumentato così tanto? La prima ragione è la guerra in Ucraina, proprio come per gli aumenti del gas, a cui si aggiungono tanti altri fattori.

Perché il prezzo del pellet è aumentato?
Foto: Mrdidg @Pixabay

Prezzo del pellet, perché è aumentato

Alle porte dell’inverno, il prezzo d’acquisto per un sacco di pellet è schizzato alle stelle. Sempre secondo l’indagine di Altroconsumo, che ha analizzato i prezzi di 65 rivenditori sparsi per l’Italia, in questo inizio d'autunno chi possiede una stufa è arrivato a sborsare in media 12 euro per 15 chili di pellet, più del doppio rispetto al 2021. Ma ci sono casi in cui si sono raggiunti anche i 25 euro per la stessa quantità. In base ai dati di Aiel (Associazione Italiana energie agroforestali), solo a gennaio 2022 si spendevano in media 5,16 euro (e al massimo 9,52 euro) per un sacco dello stesso peso.

La guerra in Ucraina

La ragione principale dell’aumento del prezzo del pellet è il conflitto in Ucraina. Il Paese sotto attacco è infatti uno dei maggiori produttori del materiale combustibile e grande esportatore. Lo sono Russia e Bielorussia che, per il loro ruolo di aggressori, sono stati colpiti da un embargo europeo e non possono commerciare con i Paesi Ue. La disponibilità di pellet sul mercato è così diminuita e il prezzo si è alzato.

La dipendenza dell’Italia dall’estero

Con questa contrazione (e con i prezzi dell’energia in crescita), tutti gli altri Paesi produttori di pellet in Europa hanno iniziato a bloccare la vendita all’estero per soddisfare la domanda interna dei propri cittadini. Questo comportamento è stato adottato da Regno Unito, Ungheria, dai paesi baltici e da quelli balcanici. Di conseguenza, ne è arrivato ancora meno in Italia, che dipende altamente dalle forniture straniere: su un consumo complessivo stimato di 3 milioni di tonnellate di pellet all’anno, il nostro Paese ne produce solamente 600mila, mentre il resto arriva da fuori.

Più scorte e più stufe

La guerra in Ucraina è legata a doppio filo all’aumento del prezzo del pellet. Oltre al blocco delle esportazioni verso l’Italia, incide anche il rincaro dei prezzi del gas. In previsione di un inverno difficile e di bollette più care per il riscaldamento, molte persone che possiedono una stufa hanno comprato molto più pellet negli ultimi mesi, facendo scorte. A ciò si aggiungono coloro che la stufa hanno deciso di comprarsela di recente per le stesse ragioni. Sempre Aiel nel primo semestre del 2022 ha registrato un aumento delle vendite di stufe a legna e a pellet dell’8 percento. Risultato: la disponibilità di combustibile è calata ulteriormente.

Aumento dei costi energetici per i produttori

I prezzi di gas ed elettricità, infine, non incidono solo sul portafogli dei consumatori domestici. Anche gli stessi produttori di pellet stanno risentendo dei rincari dell’energia. Va tenuto presente infatti che queste aziende utilizzano macchinari molto energivori per la lavorazione e il confezionamento del materiale. I maggiori costi di produzione sono andati quindi a incidere sul rialzo dei prezzi.

Attenzione alle truffe

In questo contesto, c’è chi prova ad approfittare della ricerca di risparmio dei possessori di stufe a pellet con dei raggiri. Non è raro infatti imbattersi in annunci online che propongono pellet in vendita ai prezzi dell’anno scorso. Altroconsumo avverte che un affare del genere di questi tempi è impossibile e quindi è meglio diffidare da offerte simili. Altra cosa a cui fare attenzione è la natura e la provenienza dei materiali che vengono proposti come alternativa al pellet, come il nocciolino (scarto di produzione dell’olio d’oliva), che potrebbero inquinare di più o rovinare la stufa.


Marco Rizza
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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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