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Morti per combustibili fossili: un bilancio drammatico

Morti per combustibili fossili: un bilancio drammatico

Un nuovo studio lancia l’allarme sul numero di morti per combustibili fossili nel mondo. Petrolio, gas e carbone sono una minaccia per ambiente e umanità.

Secondo un recente report le morti per combustibili fossili sono molte di più di quelle finora stimate. I nuovi metodi di ricerca hanno permesso di correggere le stime proposte nei lavori precedenti. I numeri non sono omogenei, ma si dimostrano comunque allarmanti. Sottovalutare la problematica non è più possibile e, perché in futuro l’emergenza possa essere tenuta sotto controllo, sono necessari seri provvedimenti.

Morti da combustibili fossili

Il nuovo report:

Il nuovo studio sul numero di morti per combustibili fossili è stato condotto da un team di Harvard in collaborazione con diverse realtà accademiche. Negli studi precedenti per individuare e quantificare le PM 2.5 erano state usate immagini satellitari. I ricercatori ottenevano dunque una media e non erano in grado di distinguere le diverse fonti di inquinamento. Il particolato derivato dai combustibili fossili si confondeva con quello generato da incendi e fumo. Nel nuovo studio è stato, perciò, utilizzato un modello 3D di chimica atmosferica, che ha permesso di dividere la Terra in blocchi da 50x60 km. I dati sono stati poi integrati con quelli della NASA sulla circolazione atmosferica e poi analizzati.

Dati allarmanti:

Le morti per combustibili fossili nel mondo sono troppe. Durante la combustione si libera nell’aria un cocktail di particelle dannose. Le PM 2.5 si infiltrano nei polmoni e favoriscono cancro, malattie cardiocircolatorie, infarti e altre patologie. Secondo il nuovo studio le morti per combustibili fossili nel 2018 sono state 8 milioni, quasi il doppio delle precedenti stime. Lo smog sarebbe in media la causa del 20% delle morti premature e di un accorciamento della vita di 2 anni. La sorte peggiore tocca a Cina e India seguite da alcune zone di Europa e USA. L’inquinamento atmosferico insomma uccide 19 volte più della malaria, 9 volte più dell’HIV e 3 volte più dell’alcool.

Il futuro:

Ignorare le morti per combustibili fossili non è più un’opzione. Eloise Marais, coautrice dello studio, ha affermato che solitamente tali sostanze vengono considerate per le conseguenze ambientali. Ora l’impatto sulla salute umana è fin troppo evidente per passare in secondo piano. Se i Paesi rispettassero i target fissati dal Paris Agreement entro il 2040 potrebbero essere evitate milioni di morti. La decisione della Cina di ridurre le emissioni nel 2018 ha salvato, per esempio, 1.5 milioni di vite nel Paese e 2.4 nel mondo. Rispettare gli standard ambientali permetterebbe anche di migliorare notevolmente la qualità della vita, oltre che di allungarla. Un rapporto ONU ha rivelato, però, che i target di sostenibilità sono ancora lontani.

Un numero così alto di morti per combustibili fossili non è tollerabile. Diversi studi hanno collegato l’inquinamento atmosferico a un aumento della mortalità da COVID- 19 e questo dovrebbe far ulteriormente riflettere. La connessione tra salvaguardia dell’ambiente e salute dell’umanità non è mai stata così concreta e, forse, ostinarsi a ignorarla non è proprio la migliore delle strategie.


REDAZIONE
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