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Mixology, l’arte di preparare i cocktail

Mixology, l’arte di preparare i cocktail

La mixology è la scienza dietro alla creazione di originali e numerosi cocktail e bevande alcoliche, un’arte sempre più studiata tra i barman.

La «Mixology», o «mixologist», viene definita come «l'arte o l'abilità di preparare bevande miste». L’originalità di questo metodo di preparazione dei cocktail si basa sull’unione di sostanze di diversa natura e consistenza, bilanciando con equilibrio e originalità i sapori degli ingredienti. Grazie a tecniche particolari di miscelazione è possibile combinare abilmente elementi diversi come estratti vegetali e spezie assieme a vini e distillati.

Complice anche il successo di programmi televisivi, come Mixologist, in onda su DMAX, oggi questa parola è diventata abbastanza comune per indicare il barman che utilizza le sue conoscenze di preparazione e studio di distillati e alcolici per creare drink innovativi, con tecniche sempre più ricercate per i palati più raffinati.

L’origine della mixology

Questa disciplina fu ideata da Jerry Thomas, un barista imbarcatosi per la California durante il periodo della corsa all'oro nella metà del XIX secolo. Considerato dal New York Times come l’antesignano dei barman, nel 1862 scrisse The Bar-Tender's Guide, nella quale riportò con spiegazioni meticolose le più antiche ricette di tradizione orale e le sue creazioni del «bere miscelato».

La mixology, detta anche Molecolar and Physical Gastronomy, fu poi sviluppata intorno agli anni ’80 grazie agli studi di Nicholas Kurti, fisico ungherese, e Hervé This, chimico francese. La creazione di un buon cocktail, secondo questa teoria, richiede che il barman segua un approccio scientifico nella miscelazione di sapori e colori, di densità e consistenze diverse tra i vari prodotti gastronomici. Negli anni ’90 si diffonde in zona anglofona e si espande nel mondo fino a diventare una delle tecniche più in voga nei lounge bar.

Un nuovo modo di gustare l’esperienza del bere

Poiché la mixology significa «logica della miscelazione», ovvero combinare vari ingredienti al fine di miscelarli in modo equilibrato fra di loro, i barman che seguono questa disciplina devono essere preparati non solo sulla scienza della cucina, ma anche sulla storia dei cocktail e padroneggiare diverse tecniche di preparazione.

Infatti la mixology propone rivisitazioni delle tradizionali bevande alcoliche: dai liquori alle spezie, alle gelatine ai frutti freschi, è importante dunque conoscere bene tutti gli ingredienti per poter creare o reinventare qualcosa di originale. Ma il vero punto di forza è la valorizzazione dell’esperienza del cliente: con movimenti eleganti, uno stile compunto e una spiegazione del drink raffinata e affascinante, il barman affascina il cliente per valorizzare l'esperienza del consumo.

Alcuni esempi di mixology

Considerato che la peculiarità di un cocktail è proprio la «mescolanza» di versi ingredienti, i barman si ingegnano a inventare abbinamenti stravaganti per regalarci vere e proprie raffinatezze. Celebri sono ancora oggi il Blood and Sand, il Gimlet, il Bloody Mary e lo Zombie. Ma non mancano nuove sperimentazioni, usando prodotti ottenuti mediante estratti di frutta e verdure puri, puree vegetali di ogni genere.

Senza dimenticare polveri, spezie, prodotti alimentari cotti e crudi che si coniugano con distillati e altri prodotti liquorosi, vini, spumanti, succhi e sciroppi. Infatti il tipo di cocktail dipende sempre dal gusto del fruitore. Come il Whiskey Sour, a base di whiskey e succo di pica. O ancora il Green Iguana: 15 ml di tequila, 30 ml di succo al melone, 60 ml di lime e sciroppo di zucchero, tutto shakerato e servito rigorosamente nella coppetta da cocktail. Oppure un Montenegro Negroni, un mix alcolico da quaranta erbe aromatiche.


Jacopo Orlo
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Studente di Giornalismo, la mia passione è tutto ciò che riguarda il mondo dell'intrattenimento: cinema, fumetti, serie tv, videogiochi. Alla ricerca di cose nuove e stimolanti che possano essere condivise con chi nutre le mie stesse passioni.
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