Mele al posto dell’orecchio: le scoperte di Pelling

L’idea di utilizzare una mela decellularizzata per ricostruire un orecchio è nata da un film. Lo ha raccontato Andrew Pelling, il ricercatore che, dopo aver visto “La bottega degli orrori”, iniziò a fare esperimenti arrivando a domandarsi quale utilizzo potessero avere frutta e verdura decellularizzata nei processi di ricostruzioni di parti del corpo umano.

Il segreto: la decellularizzazione
La decellularizzazione è una tecnica biotecnologica relativamente recente. Infatti, è stata sviluppata a partire dalla metà degli anni ’90 con il lavoro di Doris Taylor. Il concetto su cui si basa questa tecnica è quello di togliere il materiale genetico di un organismo vegetale lasciandone soltanto il tessuto, come se fosse una sorta di impalcatura.
L’eliminazione del DNA vegetale e delle proteine dell’RNA ha come scopo quello di ridurre le possibilità di risposta immunitaria e di rigetto da parte dell’organismo ospite.
Una fetta di mela al posto dell’orecchio
Nel corso dei suoi esperimenti, Pelling ha notato la somiglianza tra una fetta di mela decellularizzata ed un orecchio umano. In seguito si è domandato se la struttura fisica della mela potesse essere utilizzato per ricreare un orecchio e che la “protesi vegetale” potesse essere “accettata” dal corpo animale e non essere rigettata.
La risposta sembra essere positiva, anche se di lavoro da fare ce ne è ancora. Infatti, questa nuova tecnologia è ancora in fase di sperimentazione. Inoltre, l’“orecchio vegetale” avrebbe solo un compito estetico e, ad esempio, non ridarebbe l’udito.

Camminare di nuovo grazie agli asparagi
Gli esperimenti con la fetta di mela hanno ispirato Pelling per altre ricerche. Ad esempio, lo scienziato ha provato ad impiantare il tessuto degli asparagi decellularizzati sotto la pelle di alcuni topi di laboratorio che avevano il midollo spinale reciso. I vasi sanguigni hanno attraversato l’impalcatura dell’ortaggio e gli organismi degli animali hanno accettato il tessuto vegetale.
I ricercatori hanno verificato che i topi con il midollo spinare reciso a cui era stato impiantato il tessuto degli asparagi avevano ripreso a camminare. Uno dei benefici che potrebbe avere questa tecnica è quello di non utilizzare immunosppressori per evitare il rigetto del corpo estraneo.
Gli esperimenti di Pelling gli hanno conferito il soprannome di “scienziato pazzo”. Però, se le sue tecniche saranno confermate e sviluppate ulteriormente, potrebbero rappresentare una nuova risorsa per la bioingegneria. Di certo, sono uno spunto di riflessione sulle possibilità della scienza di trovare soluzioni ai problemi che la vita ci riserva ispirandosi alla natura.
