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Lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe provocare la prossima pandemia

Lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe provocare la prossima pandemia

Secondo alcuni ricercatori lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe liberare virus intrappolati da tempo, innescando una nuova pandemia

Lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe far partire una nuova pandemia in futuro. A parlare di quest’ipotesi sono alcuni ricercatori dell’Università di Ottawa, in Canada, dopo aver analizzato dei campioni di suolo e sedimenti del lago Hazen, il più grande lago a nord del Circolo Polare Artico per volume.

In uno studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society B, gli esperti hanno evidenziato che il rischio che virus intrappolati per tantissimi anni nel ghiaccio compiano il salto di specie (spillover) appare più elevato nelle zone in cui si accumulano grandi quantità di acqua glaciale sciolta. E con la graduale scomparsa dei ghiacciai provocata dal riscaldamento globale, è probabile che i contesti che presentano queste condizioni si moltiplicheranno, aumentando il pericolo.

Lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe provocare la prossima pandemia
Foto: David M. Chambers @Unsplash

Una nuova pandemia dallo scioglimento dei ghiacciai?

In altre parole, virus da tempo dormienti potrebbero risvegliarsi con lo scioglimento dei ghiacciai e infettare un organismo, con l’effetto potenziale di innescare una pandemia. Questo solo se il nuovo ospite fosse adatto a diventare un vettore dell’infezione. Per capire meglio i possibili scenari che potrebbero verificarsi attorno ai ghiacci per via dell’innalzamento delle temperature, i ricercatori guidatati dal dottor Stéphane Aris-Brosou hanno sequenziato l’Rna e il Dna dei campioni di suolo e sedimenti raccolti in zone dove defluivano con diversa intensità le acque frutto di scioglimento.

Un’operazione utile per individuare virus con elementi comuni a quelli attualmente conosciuti, così come animali, piante o funghi che potenzialmente potrebbero diventare gli ospiti di nuove infezioni. Dopodiché, hanno dato in pasto tutte le informazioni a un algoritmo per capire quali fossero le possibilità che i virus identificati potessero fare il salto a un gruppo di organismi estraneo. E i risultati hanno indicato che queste ipotesi sono più concrete vicino ai luoghi in cui si accumula molta acqua derivante dallo scioglimento dei ghiacciai.

Tuttavia, per il momento i ricercatori non sono stati in grado di indicare quanti fossero i virus sconosciuti individuati tra quelli contati nei campioni. E nemmeno se questi virus siano effettivamente capaci di innescare un’infezione.

Guardia alta, ma senza allarmismi

Solo il rischio in questi particolari contesti è stato quindi provato. Questa nuova scoperta non deve quindi farci andare nel panico, avvertono i ricercatori: “Finché i virus e i loro ‘vettori ponte’ non si trovano nello stesso momento nello stesso ambiente, le probabilità che si verifichino eventi drammatici sono presumibilmente basse”.

Dall’altra parte, non bisogna nemmeno sottovalutare questo allarme e abbassare la guardia. Tra le conseguenze previste dai cambiamenti climatici, c’è infatti anche la variazione dell’elenco dei virus esistenti e la possibilità che vecchi patogeni o batteri entrino in contatto con nuovi ospiti esiste.

La scoperta in Tibet

Del resto, che questo scenario sia concreto lo ha dimostrato un altro recente studio dell’Università dell’Ohio (Stati Uniti). Nel 2021, alcuni ricercatori di questo ateneo hanno annunciato di aver scoperto il materiale genetico di 33 virus, di cui 28 nuovi, nei campioni di ghiaccio prelevati sull’Altopiano del Tibet, in Cina. Virus che, in base al luogo del prelievo, si stima possano risalire a circa 15mila anni fa. Insomma, queste scoperte ci fanno capire che è sempre più urgente studiare il mondo dei microbi per comprendere i rischi si nascondono nei diversi ambienti di un pianeta in trasformazione per via della crisi climatica.


Marco Rizza
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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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