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La storia del Frappuccino di Starbucks

La storia del Frappuccino di Starbucks

È il 1994 quando inizia la storia del Frappuccino di Starbucks, una delle bevande più iconiche della catena multinazionale di caffetterie. Al punto che oggi è considerato un rito di passaggio per i più piccoli.

Il Frappucino di Starbucks è una delle bevande più riconoscibili nel panorama della catena di caffetterie internazionali. Una vera e propria icona in grado di catturare la fantasia di intere generazione, almeno a partire dal 1994, un anno dopo l’apertura del primo locale Starbucks. Tutto questo grazie ad un’altra catena di caffetterie, la Coffee Connection, il cui fondatore, George Howell, voleva fondere una granita con il cappuccino.

L’invenzione del Frappuccino

Anche qui in Italia, dove si sente poco parlare di Starbucks, il Frappuccino si è fatto sentire in più di una occasione. Tutta colpa di cinema e televisione, dove film e serie ci hanno fatto conoscere l’immaginario americano in lungo in largo, comprese le strane passioni gastronomiche. Questa bevanda, come è facile immaginare, non è stata un’invenzione di Starbucks, ma una serie di contaminazioni tra prodotti diversi, assieme all’occhio attento di George Howell.

Il fondatore della catena Coffee Connection, poi diventata parte di Starbucks, aveva sentito parlare di un dessert italiano, la «cappuccino granita», e volevo riproporlo nei suoi locali. Nel 1994 furono fatti i primi esperimenti in un gruppo di selezionati locali, dove venne servito il Frappuccino, una sorta di milkshake - o frappé - aromatizzato al caffè. Nel 1995 fu ufficialmente lanciato in tutto il mondo, catturando l’immaginario collettivo, anche grazie alla sua dolcezza particolare.

Nel 2002 furono introdotte alcune versioni del Frappuccino senza caffè, con bevande al gusto di vaniglia o fragola, che ormai c’entravano poco o niente con l’originale Frappuccino. Nel frattempo il fenomeno legato a questa bevanda cresceva: tutti amavano questo dolce caffè fresco, al punto che dopo scuola potevano formarsi code interminabili fuori dagli Starbucks. Per i più piccoli il Frappuccino era una sorta di rito di passaggio: poterlo bere significava essere abbastanza grandi da bere il caffè, una bevanda chiaramente riservata agli adulti, quasi quanto l’alcol.


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