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La Nasa è al lavoro per recuperare l’acqua dall’urina

La Nasa è al lavoro per recuperare l’acqua dall’urina

La tecnologia della Nasa presente sulla Stazione Spaziale Internazionale permette di recuperare acqua potabile anche dall’urina.

Gli strumenti progettati per l’esplorazione spaziale hanno gettato le basi per lo sviluppo di tecnologie che si sono poi rivelate enormemente utili anche sulla Terra. Ora, la nuova frontiera tecnologica è legata al riciclo di acqua ed alimenti per rendere gli astronauti il più possibile indipendenti dai rifornimenti terrestri. In quest’ottica, la Nasa ha progettato un sistema per recuperare acqua potabile dall’urina.

La Nasa è al lavoro per recuperare l’acqua dall’urina
@envatoelements

La tecnologia della Stazione Spaziale Internazionale

Gli strumenti per il recupero dell’acqua dall’urina fanno parte dell’Environmental Control and Life Support System (ECLSS). Si tratta della tecnologia installata sulla Stazione Spaziale Internazionale con la quale la Nasa garantisce la sopravvivenza degli astronauti nello spazio per lunghi periodi di tempo.  Permette infatti di rigenerare e riciclare materiali di consumo, come ad esempio aria, acqua e cibo.

L’Environmental Control and Life Support System è composto principalmente da due elementi: il sistema per il recupero dell’acqua e quello per la generazione di ossigeno. Quest’ultimo è costituito a sua volta da un gruppo di generazione di ossigeno e da un modulo di alimentazione. L’intero sistema è stato portato sulla Stazione Spaziale Internazionale nel mese di luglio 2006 con la missione dello Space Shuttle Discovery STS-121.

Il recupero dell’acqua dall’urina

La Nasa ha migliorato il sistema per la produzione di acqua potabile (chiamato Water Processor Assembly, WPA) perfezionando il processo per il recupero dell’acqua dall’urina. In questo modo, gli astronauti possono recuperare fino al 98% dell’acqua. Quest’ultima non viene estratta solo dall’urina, ma anche dall’umidità rilasciata nella cabina e dal sudore dell’equipaggio.

L’acqua recuperata dall’urina è ottenuta grazie alla distillazione sotto vuoto eseguita da uno strumento particolare: l’Urine Processor Assembly (UPA). Da questo processo si ottengono due prodotti: acqua e una sorta di salamoia. Da quest’ultima è possibile ricavare altra acqua potabile grazie ad un’ultima innovazione della Nasa: il Brine Processor Assembly.

Acqua dalla salamoia

Prima dell’utilizzo del Brine Processor Assembly, la percentuale di acqua recuperata si aggirava tra il 93 e il 94%. Ora, invece, grazie al trattamento della salamoia ottenuta come sottoprodotto dalla distillazione sotto vuoto, è possibile arrivare fino al 98% di acqua recuperata. L’acqua presente nella salamoia è ottenuta facendo prima passare il fluido attraverso una membrana contenuta nell’UPA.

In una seconda fase, la componente non potabile è seccata da un getto di aria calda e separata dalle molecole di acqua potabile. Quest’ultima viene fatta evaporare e convergere nei sistemi di raccolta della stazione. Se il prodotto finale contiene ancora dei contaminanti, viene ripetuto il passaggio fino ad ottenere la purezza dell’acqua voluta.

Adattarsi alle necessità

Può far storcere il naso ma, in realtà, la Nasa ha elaborato una tecnologia che permette di avere un’ottima qualità di acqua recuperata, per certi aspetti con parametri anche superiori rispetto ad alcuni depuratori presenti sulla Terra. Sicuramente tecnologie simili possono tornare utili per ottimizzare lo sfruttamento di un elemento vitale, come l’acqua, soprattutto tenendo conto dei prolungati periodi di siccità che stanno causando i cambiamenti climatici in molte zone del nostro pianeta.


Emmanuele Occhipinti
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Una passione per la natura coltivata fin da piccolo mi ha condotto a studiare Scienze dell’Ambiente e della Natura ma, in seguito ad un sogno rivelatorio (se si vuole credere a questa versione), mi sono ritrovato con carta, penna ed un sogno nel cassetto.
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