La legalizzazione della cannabis fa paura all’industria degli alcolici
L’aumento del consumo in diverse parti del mondo in seguito alla legalizzazione della cannabis potrebbe mettere in crisi l’industria degli alcolici. E le aziende propongono prodotti a base di canapa.
La legalizzazione della cannabis potrebbe mettere in crisi a lungo termine l’industria degli alcolici. È quanto emerge da un rapporto dell’International Wine and Spirit Research, tra i principali organismi di ricerca sul mercato degli alcolici. La «colpa»? Sarebbe nemmeno a dirlo dei Millennial che, negli stati dove il consumo di marijuana è diventato legale, abbiano sempre di più le due cose.
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Come la legalizzazione della cannabis minaccia gli alcolici
A quanto pare la marijuana sta diventando sempre più «mainstream». A fare da banco di prova in questo caso sono gli Stati Uniti dove la legalizzazione della cannabis è già divenuta realtà in già 10 paesi dell’Unione provocando, se non altro, un notevole successo commerciale per chi ha scelto di entrare subito nel fiorente mercato. L’ascesa del consumo, specialmente tra le nuove e nuovissime generazioni, ha però fatto suonare i campanelli d’allarme di una delle industrie che fino ad ora hanno mantenuto saldamente il primato quando si tratta di sostanze in grado di allentare le inibizioni: quella degli alcolici.
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Secondo il rapporto dell’IWSR, nei paesi dove la marijuana è diventata legale, fino al 40% delle persone oltre i 21 anni ora ne fa consumo. I 21 anni non sono un numero casuale: negli Stati Uniti è l’età minima richiesta per comprare e consumare alcolici. Dal punto di vista dell’analisi significa che quasi la metà delle persone che avrebbero potuto consumare alcolici, hanno ora accesso ad un altro prodotto legale per i loro momenti ricreativi. Dopo anni di crescita infatti, il 2017 è stato il primo anno in cui gli americani hanno consumato meno alcolici. Una flessione dello 0,8%. Non tanto, certo, ma un’inversione di tendenza significativa.
Crisi dell’alcol per via della legalizzazione della cannabis?
Quella tra alcolici e cannabis non è una relazione completamente diretta. Vale a dire, che un aumento del consumo di marijuana non causerà la crisi immediata del settore degli alcolici. Secondo il rapporto tuttavia: «È necessario che i produttori prestino attenzione ai loro nuovi consumatori» riconoscendo come, in alcune circostanze sociali, l’aumento del consumo legale di cannabis possa comportare una frenata nei consumi di alcolici. Dopotutto chi nelle occasioni in cui: «Si sente creativo, necessita di motivazione o di benefici medici» continuerà a scegliere la marijuana rispetto all’alcol, ritengono i ricercatori.
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A preoccupare sono altre occasioni come feste o momenti di aggregazione sociale. In questi casi il rapporto di forza che ora pende verso gli alcolici, potrebbe cambiare. Nel frattempo c’è chi già corre ai ripari cercando di abbinare il meglio dei due mondi. Birre, vini e superalcolici a base di cannabis, con o senza il principio attivo responsabile della parte «stupefacente», stanno letteralmente inondando il mercato e anche il mondo dei prodotti alimentari non sembra immune da questa ondata.
Alcune curiosità che emergono dal rapporto:
- Negli stati dove la cannabis è legale, il consumo di alcol è ancora in prima posizione come quantità. Circa il doppio delle persone consumano alcolici rispetto alla cannabis.
- Il 66% circa dei consumatori di cannabis ha consumato anche alcol. Tuttavia solo il 33% dei consumatori di alcol sceglie di consumare cannabis.
- Più del 50% delle persone ha confessato di abbinare alcol e cannabis anche se non spesso. Quando questo accade, tendono a bere meno alcolici.
- Tra i fumatori di cannabis americani l’alcolico preferito è la birra, seguito dai superacolici e, molto lontano tra le preferenze, dal vino.
- I «Baby Boomers» vale a dire le persone tra i 50 e 70 anni, si confermano quasi esclusivamente consumatori di alcol. I Millennials, ovvero i 25-40enni, sono coloro che abbiano di più le due sostanze.
- Il 44% dei consumatori «dualisti» ritiene che la marijuana dovrebbe essere venduta negli stessi luoghi in cui viene venduto l’alcol.
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