Le mummie dei Chinchorro
Ad essere più precisi, secondo i ricercatori, le mummie della cultura Chinchorro sono datate attorno al 5000 a.C., oltre due millenni prima di quelle dei faraoni egizi che tutti noi abbiamo studiato sui banchi di scuola. Sono dunque i primi esempi in assoluto di questo trattamento rituale delle salme dei defunti.
Come accennato, la procedura di mummificazione era diversa rispetto alla civiltà del Nilo. Dopo essere stato privato della pelle e degli organi interni, il cadavere veniva infatti fasciato con diversi materiali (canne di lago, pelle di leone marino, argilla, lana di alpaca e parrucche di capelli umani) fino a creare una specie di confezione. Infine, anziché essere depositati in una tomba, i corpi venivano seppelliti nelle sabbie del deserto di Atacama creando dei vasti cimiteri. È qui che si stanno presentando gli odierni problemi di conservazione causati dalla crisi climatica.
La minaccia della crisi climatica
Nel deserto di Atacama, infatti, le condizioni meteorologiche sono cambiate a causa dei cambiamenti climatici. E a risentirne sono anche le mummie. Le conseguenze, descritte da un articolo del giornale inglese The Guardian, sono particolarmente evidenti attorno ad Arica, cittadina costiera nel nord del Cile.
Il primo problema sono i forti venti e le piogge sempre più abbondanti. Questi fenomeni stanno riportando in superficie con maggiore frequenza i resti mummificati dei Chinchorro, al punto che gli archeologi faticano a gestire i ritrovamenti senza che le mummie subiscano danni da parte degli agenti atmosferici. Le alternative per loro sono due: cercare di salvare tutto quello che trovano o ricoprire con la sabbia i cadaveri e concentrarsi sullo studio e la conservazione delle mummie già trasferite nei musei.
Per ora, stanno optando per la seconda opzione. Anche perché non è che i corpi già inclusi nelle esposizioni se la stiano passando meglio. La crescente umidità nella regione di Atacama sta già danneggiando alcune collezioni, mentre in altri casi sono muffe e insetti a rovinare i resti. A tutto ciò si aggiunge un’ulteriore difficoltà: la varietà di materiali con cui sono stati mummificati i corpi rende difficile trovare la strategia migliore per conservarli. “Non c’è una soluzione magica”, ha detto Bernardo Arriaza, esperto della cultura Chinchorro dell’Università di Tarapacá, ad Arica.