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La Cina usa i panda per rispondere ai dazi di Trump

La Cina usa i panda per rispondere ai dazi di Trump

Anche i panda sono vittime della guerra commerciale tra Cina e USA: dopo lo scambio di dazi tra le superpotenze, il gigante asiatico ha preteso la restituzione degli animali simboli del WWF.

La guerra commerciale tra Cina e USA ha coinvolto anche i panda: dopo una serie di tasse e dazi imposti da Trump e dal governo cinese, la superpotenza asiatica ha fatto sì che gli animali simbolo del WWF le venissero restituiti. Animali che per decenni hanno vissuto lontano dalla Cina, protagonisti di un progetto di protezione ambientale, si sono ritrovati nel loro paese natale e sono, almeno per il momento, in quarantena.

Perché gli USA hanno dovuto dire addio ai panda

Da qualche decennio i panda sono stati una sorta di strumento diplomatico per la Cina. Questi animali, simbolo della protezione delle specie in via di estinzione, sono nativi del paese asiatico e non sono presenti allo stato selvatico da nessun’altra parte del globo. In un contesto in cui è di fondamentale importanza proteggere questi animali dalla scomparsa, distribuire i panda per gli zoo del mondo poteva assicurare la continuazione della specie.

Sono stati stabiliti degli accordi internazionali in merito e gli Stati Uniti hanno ricevuto alcune coppie fertili di questi animali, in particolare al National Zoo, al Zoo Atlanta, al Memphis Zoo e al San Diego Zoo. Per il momento è solo il San Diego Zoo ad aver dovuto rinunciare alla coppia di animali, ma nell’aria c’è il presentimento che potrebbe accadere lo stesso anche negli altri.

Tutto questo per colpa della guerra commerciale tra le due superpotenze, che a colpi di dazi e tasse si stanno scontrando in maniera sempre più accesa. Al momento i panda di ritorno dagli Stati Uniti si trovano in quarantena al Research Center for Giant Pandas, e rimaranno in questa condizione per almeno un mese, in modo da adattarsi gradualmente al loro ambiente natale.


REDAZIONE
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