Contro l’influenza rischiamo di essere più deboli anche per via di quello che mangiamo. Sotto indagine è finito un additivo alimentare, noto con la sigla E319. Secondo una ricerca condotta dalla Michigan State University negli Stati Uniti, proprio l’azione di questo additivo contribuirebbe all’indebolimento delle difese e alla riduzione dell’efficacia dei vaccini antinfluenzali.
LEGGI ANCHE: Gli additivi alimentari possono causare la celiachia?
Influenza e additivo alimentare E319
Nei test su roditori in laboratorio i ricercatori americani hanno constatato come quando l’additivo alimentare butilidrochinone terziarionoto, anche come TBHQ o E319, veniva introdotto nella dieta, influiva sul funzionamento di alcune cellule fondamentali per il contrasto dell’influenza. Anche quando era stato assunto un vaccino antinfluenzale la sua efficacia veniva ridotta per l’incapacità del sistema immunitario di riconoscere il virus e agire per contrastarlo.
LEGGI ANCHE: Gli healthy snack sono veramente salutari?
Secondo i ricercatori l’additivo E319 non solo ridurrebbe il numero di cellule T, tra le responsabili per il contrasto al virus dell’influenza, ma ne rallenterebbe anche l’azione, consentendo così al virus di agire indisturbato più a lungo. Ma non è tutto: quando introdotto nell’alimentazione il TBHQ indebolirebbe il sistema immunitario rendendo la sua «memoria» più corta e facilitando così la possibilità di ricadute o un prolungamento dell’azione virale. Per i ricercatori si tratterebbe di una scoperta in grado di spiegare perché l’influenza non sia ancora stata debellata a livello mondiale.
Dove si trova l’additivo alimentare E319
Attenzione quindi a quello che mangiamo quando siamo malati o a rischio di influenza. Il TBHQ è generalmente indicato in etichetta come E319 agisce sostanzialmente come conservante. È presente in diversi alimenti come oli per friggere, carne e pesce surgelati, carne essiccata e diversi alimenti lavorati. È spesso usato in alimenti ricchi di grassi. L’additivo è vietato in diversi paesi tra cui il Giappone ma in Europa è trovabile nel latte in polvere dei distributori automatici, grassi e oli per cucina e ancora burro d’arachidi e snack ai cereali.
La concentrazione massima consentita è di circa 200 parti per milione ma è poco chiaro a quanto TBHQ sia esposta mediamente una persona. Secondo alcuni modelli sulla popolazione degli Stati Uniti è stato suggerito che i consumatori possano assumere fino al doppio della dose massima raccomandata dalla FAO e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Siccome l’E319 è un additivo utilizzato prevalentemente per stabilizzare i grassi, una dieta povera di grassi e snack lavorati potrebbe aiutare a combattere meglio il virus dell’influenza.
Fonte: Michigan State University
Le informazioni contenute in questo articolo sono da intendersi a puro scopo informativo e divulgativo e non devono essere intese in alcun modo come diagnosi, prognosi o terapie da sostituirsi a quelle farmacologiche eventualmente in atto. In nessun caso sostituiscono la consulenza medica specialistica. L’autore ed il sito declinano ogni responsabilità rispetto ad eventuali reazioni indesiderate.