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Il cibo salutare che sta rovinando l’ambiente

Il cibo salutare che sta rovinando l’ambiente

Non solo la carne ha effetti nocivi sul clima ma, anche alternative considerate come cibo salutare, hanno un impatto fortissimo sull’ecosistema e sulle persone.

Il cibo salutare può esserlo per la nostra alimentazione ma non sempre lo è per il pianeta. Gli effetti della produzione di carne sul clima e sull’ambiente sono ormai noti. Circa il 15% dei gas serra immessi nell’ambiente è dovuto all’allevamento animale e la quantità di acqua e superficie di terreno richiesti dagli allevamenti sono molto poco efficienti rispetto ad una alternativa vegetale. Eppure non tutto ciò che viene considerato salutare e «green» ha un impatto positivo sull’ecosistema o sulla vita delle popolazioni dei luoghi d’origine.

Cibo salutare: avocado sotto accusa

Negli ultimi anni il consumo di avocado è schizzato alle stelle soprattutto tra le nuove generazioni che sembrano letteralmente andare pazzi per questo frutto tropicale. Merito probabilmente del fatto che la ricerca suggerisce come l’avocado sia ricco di vitamine e in grado di rinforzare l’organismo contro le malattie del cuore. Oltre al fatto che è decisamente buono. Tuttavia il pianeta oggi produce il doppio, circa 5,6 milioni di tonnellate di avocado, rispetto a quanto ne producesse nel 2001 quando venivano prodotte solo 2,8 milioni di tonnellate.

Eppure, la coltivazione dell’avocado richiede moltissima acqua. Per produrre un chilo di avocado sono necessari fino a 740 litri d’acqua. Per fare un paragone, si tratta dell’800% in più di acqua di quanto serve per coltivare un chilo dei pomodori. Ma i pomodori sono molto meno di moda. Il fatto che i paesi esportatori di avocado come California, Messico e Cile siano spesso soggetti a forti periodi di siccità non aiuta. Non solo, il mercato dell’avocado è talmente fruttuoso che nei paesi del Sud America è entrato nel mirino di diversi cartelli della droga. Questi cartelli spesso controllano i terreni di produzione rendendo miserevole la vita dei contadini.

La quinoa e i suoi effetti nocivi sulle popolazioni

La quinoa ha avuto un vero e proprio boom negli ultimi anni. È ricca di fibre e nutrienti ma soprattutto è completamente senza glutine il che la rende decisamente appetibile per quella fascia di mercato e per chi crede erroneamente che una dieta senza glutine sia necessariamente un bene. Per dare un esempio numerico, basti pensare come nel 2001 si producevano 46mila tonnellate di quinoa a livello mondiale. Nel 2017 la quantità è salita di oltre il dieci volte con 149mila tonnellate prodotte.

Eppure l’aumento di domanda per la quinoa ha completamente distrutto l’economia locale di Perù e Bolivia dove si trovano i maggiori produttori. I prezzi della quinoa sono più che triplicati dal 2006 e diversi piccoli contadini sono stati eliminati dal mercato per via della crescente competizione. I costi proibitivi hanno spinto le popolazioni locali a cercare altre fonti di alimentazione, rimpiazzando un alimento che ha fatto parte della loro tradizione per più di 700 anni con cibo più economico e meno nutriente, spesso ricorrendo a cibo spazzatura e fast food.

Anche la coltivazione della soia rovina l’ambiente

Ricca di fibre, proteine e aminoacidi la soia è diventata una tra le principali fonti di calorie per larga parte della popolazione mondiale. Rispetto a dieci anni fa produciamo come pianeta il 60% in più di soia, 347 milioni di tonnellate rispetto alle 220 milioni del 2007. Eppure il 90% della soia prodotta non viene consumata dall’uomo ma è utilizzata come mangime per gli allevamenti animali. È quindi l’aumento della domanda di carne a basso prezzo ad aver fatto schizzare la produzione di soia alle stelle. A pagarne il prezzo però è la foresta pluviale.

In Brasile, uno dei principali produttori di soia, la deforestazione della Foresta Amazzonica ha raggiunto livelli record proprio per l’aumento della richiesta di soia. Nel 1995 venivano disboscati circa 500mila ettari all’anno per far spazio alle coltivazioni di soia, nel 2017 la superficie annua disboscata è cresciuta fino a 12 milioni di ettari, pari a quasi metà della superficie dell’Italia. Si stima che negli ultimi 20 anni circa 300 milioni di ettari di foresta siano andati perduti per far spazio alla fame di soia del pianeta. Eppure questi non sono gli unici alimenti considerati cibo salutare con fortissimo impatto: banane, cocco, mandorle e arachidi hanno tutti storie molto simili.


REDAZIONE
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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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