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Il cambiamento climatico peggiora le allergie di primavera

Il cambiamento climatico peggiora le allergie di primavera

Il cambiamento climatico peggiora le allergie di primavera influendo in maniera importante sulla quantità di polline nell’aria. Lo mostra un nuovo studio.

La primavera è un periodo difficile per gli allergici e negli ultimi anni la situazione sta peggiorando. Uno studio ha infatti mostrato come il cambiamento climatico peggiori le allergie di primavera, a causa di un aumento del polline nell’aria.

Allergia al polline e cambiamento climatico

Cosa c’entra il cambiamento climatico con l’allergia al polline? Molto, purtroppo. Lo mostra uno studio statunitense condotto dall’Asthma and Allergy Foundation of America che da anni monitora la situazione degli allergici nel paese. Il loro numero sta crescendo passando da 1 su 10 degli anni ‘70 a 3 su 10 negli anni 2000 e la situazione non sembra migliorare. Il cambiamento climatico infatti sta agendo sulle piante responsabili per le grandi quantità di polline nell’aria in maniera sostanziale, mai osservata prima.In primo luogo negli ultimi anni si stanno registrando mediamente dagli 11 ai 27 giorni freddi in meno ogni anno, il che si traduce in più giorni caldi in cui le piante iniziano a impollinare.

La responsabilità del riscaldamento climatico nel peggioramento delle allergie di primavera risulta ovvia ma non è tutto. Infatti, temperature mediamente più alte e una maggiore quantità di CO2 nell’aria per certi versi favoriscono i cicli delle piante, facendo sì che nell’aria vengano rilasciate maggiori quantità di polline, caratterizzato da una potenza più accentuata. Senza poi dimenticare che l’innalzamento delle temperature dato dal cambiamento climatico sta creando nuovi movimenti delle masse d’aria, spingendo montagne di polline in aree prima risparmiate.

L’effetto del cambiamento climatico sulle allergie di primavera è solo l’ultima delle ragioni che ci dovrebbe spingere a impegnarci a mitigarne l’effetto, altrimenti saremo destinati a starnutire sempre più.

Le informazioni contenute in questo articolo sono da intendersi a puro scopo informativo e divulgativo e non devono essere intese in alcun modo come diagnosi, prognosi o terapie da sostituirsi a quelle farmacologiche eventualmente in atto. In nessun caso sostituiscono la consulenza medica specialistica. L’autore ed il sito declinano ogni responsabilità rispetto ad eventuali reazioni indesiderate.


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