Graminacee: cosa sono e perché causano allergie

Alle graminacee appartengono diverse specie di piante i cui pollini scatenano in alcuni soggetti reazioni immunitarie, responsabili di fastidiose allergie. A soffrire di tali disturbi è oggi il 15% della popolazione mondiale e l’intensità dei sintomi innescati varia a seconda dei casi. I disturbi si ripercuotono, spesso, anche sull’alimentazione e fare attenzione alle reazioni crociate diventa una priorità.

Quali sono le graminacee?
Quella alle graminacee è una delle allergie più comuni e a scatenarla sono moltissime piante erbacee. Queste presentano, in genere, delle piccole spighe che impollinano durante i mesi caldi. Il periodo a rischio va, dunque, da marzo a settembre, ma aprile e maggio sono più critici. Durante le fioriture, infatti, le piante rilasciano i pollini, cellule riproduttive maschili, che hanno il compito di fecondare altri individui della stessa specie.
Questi sono piccoli e leggeri e vengono trasportati dall’aria a grandi distanze. Risulta, dunque, semplice per l’uomo entrarvi a contatto e inalarli. Alle graminacee appartengono 9.000 specie fra cui troviamo orzo, segale, frumento, gramigna e moltissime piante selvatiche e infestanti.
Cause delle allergie alle graminacee
Le allergie alle graminacee s’innescano a causa della reazione del sistema immunitario all’inalazione dei pollini. Questi, a contatto con le mucose umide, rilasciano antigeni capaci di sensibilizzare i soggetti geneticamente predisposti. Il sistema immunitario identifica le particelle come pericolose e produce immunoglobuline E, un particolare tipo di anticorpi, in risposta. Si innesca, dunque, una reazione infiammatoria, caratterizzata dal rilascio di istamina e di altre sostanze.
Sintomi delle allergie alle graminacee
Le allergie alle graminacee provocano una serie di sintomi di variabile gravità. I soggetti che ne soffrono sperimentano, quindi, spesso naso che cola, attacchi di starnuti, prurito e arrossamenti degli occhi, malessere generale e stanchezza. In caso di esposizione prolungata o di particolare sensibilità ai disturbi possono aggiungersi difficoltà respiratorie riferibili alla sintomatologia dell’asma, fotofobia, disturbi del sonno, diarrea, cefalea, dermatite e tosse.
Cosa non mangiare in caso di allergie alle graminacee
Chi soffre di allergie può sperimentare l’insorgere o il peggioramento della sintomatologia anche a causa dell’assunzione di determinati alimenti. Questi hanno una parentela con i pollini dal punto di vista allergenico ed esistono una serie di casi di cross-reattività pollini-alimenti. Durante i periodi a rischio è bene, dunque, evitare per i soggetti allergici: agrumi, anguria, pesca, prugna, kiwi, melanzane, albicocche e frutta secca. Poco consigliabile è anche l’assunzione di cibi capaci di liberare istamina, come fragole e pomodori.
Le allergie alle graminacee rappresentano un problema comune che si rivela, in certi casi, grave. La complicazione peggiore a cui possono andare incontro i soggetti colpiti è lo shock anafilattico, che richiede interventi d’urgenza. Oggi i pazienti vengono trattati con antistaminici, spray appositi, corticosteroidi o tramite immunoterapia. Rivolgersi al proprio medico in caso di problemi resta, comunque, fondamentale.
Le informazioni contenute in questo articolo sono da intendersi a puro scopo informativo e divulgativo e non devono essere intese in alcun modo come diagnosi, prognosi o terapie da sostituirsi a quelle farmacologiche eventualmente in atto. In nessun caso sostituiscono la consulenza medica specialistica. L’autore ed il sito declinano ogni responsabilità rispetto ad eventuali reazioni indesiderate.
